Alta tensione tra il Viminale di Matteo Salvini e la ministra della Difesa M5s Elisabetta Trenta, dopo lo scontro andato in scena a metà aprile sull’apertura dei porti e quello della settimana scorsa con al centro i corridoi umanitari per portare in Italia chi fugge dalla Libia. Stavolta l’oggetto del contendere è un tweet della ministra che aveva ringraziato la Marina militare per un presunto intervento a favore di pescherecci italiani puntati dalle motovedette libiche, salvo rimuovere poco dopo il post e far sapere che la notizia era falsa. Fonti del ministero dell’Interno la attaccano sottolineando che “non è informata e non approfondisce, preferisce polemizzare col ministro Salvini”. A difenderla ci pensano prima fonti della Difesa, poi un post sul blog delle Stelle in cui il Movimento 5 Stelle spara alzo zero: “Oggi si è superata la linea rossa, la Trenta non si tocca. Con i fatti di Napoli e prima ancora di Torino, Roma e San Donato milanese, non capiamo dove il Viminale trovi il tempo per occuparsi di un tweet. Gli stessi staff del Viminale sono pagati con soldi pubblici, degli italiani, per occuparsi a nome dell’istituzione della sicurezza dell’Italia, non per fare campagna elettorale. Pensate a lavorare!”.

Il tweet della Trenta e la smentita – “Grazie al coraggio e alla professionalità della marina militare si è evitato il peggio”, aveva twittato a metà giornata la ministra Trenta. Il tweet è stato rimosso dopo pochi minuti, poi ne è stato scritto un altro con la smentita. La ong Mediterranea saving humans aveva postato uno screenshot del messaggio twitter eliminato, corredato da questo commento: “Alle 11.47 il Ministero della Difesa denunciava attacchi di motovedette libiche a pescherecci italiani. Poi hanno cancellato. Che cosa sta succedendo? Milizie pagate da Italia e UE catturano migranti e terrorizzano i nostri pescatori?”. “A conferma della notizia – scrive ancora Mediterranea – per tutta la mattinata da #Lampedusa #Mediterranea ha osservato intensa attività pattugliatore @ItalianNavy e @GuardiaCostiera”.

L’attacco del Viminale e la risposta della Difesa – “Anziché chiedere alla ‘sua’ Marina Militare, il ministro Elisabetta Trenta si basa sulle agenzie di stampa e poi è costretta a rettificare. Non è informata e non approfondisce: preferisce polemizzare col ministro Salvini e criticare servitori dello Stato come il generale Riccò (l’alto ufficiale per il quale il ministero della Difesa ha aperto un’istruttoria dopo che ha ritirato il picchetto d’onore durante le celebrazioni del 25 aprile perché il presidente dell’Anpi locale aveva accusato i militari di aver ucciso più civili che talebani in Afghanistan, ndr). Il ministro della Difesa faccia il ministro della Difesa. Le Forze Armate italiane meritano molto di più”.

“Non ci era mai capitato prima di vedere un ministero, l’istituzione, usata a fini elettorali. In questo caso per attaccare il ministro Trenta. Non c’è molto da commentare, basta avere uno spirito democratico per comprendere la gravità dell’episodio. Dispiace che il Viminale, il cui titolare è Matteo Salvini, piuttosto che occuparsi della sicurezza del Paese, pensi a un tweet. Dispiace per l’Italia”, commentano fonti della Difesa.

Il blog delle Stelle: “Staff del Ministero dell’Interno pagato per occuparsi della sicurezza, pensi a lavorare” – In serata arriva l’affondo del Blog delle Stelle: “Non ci era mai capitato prima di vedere un ministero, l’istituzione, usata a fini elettorali. In questo caso per attaccare il ministro della Difesa Elisabetta Trenta”, si legge nel post. “Oggi il ministero della Difesa, dunque l’istituzione, non il ministro Trenta, ha rettificato un tweet errato. Una sciocchezza nell’ordinario quotidiano. E cosa è accaduto? È accaduto che il Viminale ha attaccato senza alcun motivo la ministra”. E ancora: “Con i fatti di Napoli e prima ancora di Torino, Roma e San Donato milanese, non capiamo dove il Viminale trovi il tempo per occuparsi di un tweet. Forse farebbe meglio ad occuparsi della sicurezza del Paese. Gli stessi staff del Viminale sono pagati con soldi pubblici, degli italiani, per occuparsi a nome dell’istituzione della sicurezza dell’Italia, non per fare campagna elettorale. Possiamo comprendere il vivace confronto tra parti politiche, tra ministri, ma oggi si è superata una linea rossa. La Trenta non si tocca. Pensate a lavorare!”

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