Il Movimento 5 Stelle si divide sull’emendamento gialloverde alla riforma sui vaccini (ddl 770) presentato il 30 marzo in commissione Sanità al Senato che toglie l’obbligo di presentazione delle certificazioni vaccinali per l’iscrizione agli asili nido e alle scuole dell’infanzia. Il primo pentastellato a bocciare l’articolo 7-bis, firmato da Maria Cristina Cantù (Lega), Pierpaolo Sileri (M5S) e Sonia Fregolent (Lega), è Giorgio Trizzino sul suo profilo Facebook. “Farò di tutto affinché l’emendamento, che cancella l’obbligo delle certificazioni vaccinali per l’iscrizione e l’ingresso nelle scuole venga ritirato – scrive il deputato – mi batterò perché venga contrastato qualunque altro atto contrario alla logica dell’evidenza e nocivo alla salute dei bambini”. Sottolineando poi: ”Non sarò mai complice per una morte che potrebbe essere evitata grazie all’utilizzo dei vaccini”. Al no secco di Trizzino si è subito unita la senatrice “dissidente” Elena Fattori: “L’Oms ha incluso l’esitazione vaccinale tra i pericoli per la salute mondiale del 2019 e nel nostro Paese si piangono ancora morti per malattie che non dovrebbero essere più in circolazione. Per questo – continua – occorre dare messaggi univoci e chiari e fondati sulle regioni della medicina e della scienza. La salute dei bimbi e soprattutto dei più piccini e dei più deboli non può essere sacrificata a logiche di equilibri politici e ad ambizioni elettorali”.

Ma l’opinione più pesante è quella della ministra della Salute Giulia Grillo che in tutti questi mesi ha insistito sulla necessità di prevedere misure flessibili di obbligo, cioè solo nelle regioni o nei comuni dove i tassi di copertura sono sotto la soglia raccomandata o in caso di emergenze epidemiche. Interpellata da ilfattoquotidiano.it, Grillo fa sapere che “togliere l’obbligo senza pensare al contempo a misure di tutela per gli immunodepressi ha poco senso”.  

Mentre non hanno dubbi nel mettersi di traverso sull’emendamento che stralcia il caposaldo della legge Lorenzin (119/2017) molte regioni. Innanzitutto l’Emilia Romagna. Perentorie le parole dell’assessore alla Sanità Sergio Venturi: “In Emilia-Romagna è appena deceduta una bimba di soli 20 mesi per pertosse. Come Regione siamo favorevoli a mantenere l’applicazione della Legge Lorenzin per estendere le coperture vaccinali a tutela dei più deboli, delle persone che non possono vaccinarsi, come nel caso di questa bambina”. Nel 2016, prima nel Paese, la Regione di Bonaccini ha approvato una norma sull’obbligo vaccinale per l’iscrizione a nidi e materne, anticipando quella nazionale oggi in vigore, che “andrà comunque rispettata” sottolinea Venturi. Lo stesso varrà in Toscana e Marche, dove tra agosto e settembre 2018 è stato adottato un provvedimento identico. “Grazie all’obbligo vaccinale siamo arrivati al 95 per cento della copertura e dal 2015 si registra un progressivo e costante aumento – comunica il presidente delle Marche Luca Ceriscioli – questa per noi è la strada giusta e siamo orgogliosi della legge regionale che ci ha portato a raggiungere un grande risultato in termini di tutela della salute dei nostri figli”. Concludendo: “Purtroppo c’è in Italia un movimento antiscientifico che dice cose non vere all’opinione pubblica”. A rifiutare l’emendamento in questione anche Lazio, Campania, Sicilia e Piemonte. “Cancellare l’obbligo è un errore” ha dichiarato in una nota nei giorni scorsi Alessio D’Amato, assessore alla Sanità nella giunta Zingaretti, aggiungendo che “nel Lazio, emendamento o non emendamento, l’obbligo si manterrà”. “Sarà necessario trovare un punto condiviso con le Regioni” ribadisce il suo omologo in Piemonte, Antonio Saitta.

La polemica non arriva soltanto dalle giunte a maggioranza Pd. Giulio Gallera, assessore al welfare della Lombardia guidata dal leghista Fontana, non usa mezzi termini: “Togliere l’obbligo sarebbe un passo indietro”. Idem per il presidente forzista del Molise Donato Toma: “La scienza dimostra che i rischi dei vaccini sono di gran lunga inferiori ai vantaggi. Quindi continueremo a chiedere l’obbligo delle certificazioni per l’accesso alle scuole. Lo richiede anche una nostra legge regionale che abbiamo approvato a settembre”.  

E poi ci sono i numeri. Secondo la rilevazione del ministero della Salute, da quando è in entrato in vigore il decreto Lorenzin – che ha previsto dieci vaccinazioni obbligatorie, di cui sei incluse nel vaccino esavalente (anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenza e tipo b) e tre nel vaccino trivalente (anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite), oltre all’anti-varicella – le coperture sono aumentate, sia per i vaccini obbligatori sia per quelli consigliati (anti-meningococco B, anti-meningococco C, anti-pneumococco, anti-rotavirus). In particolare, nei primi sei mesi del 2018 per la coorte di nascita 2015 la copertura nei confronti dell’esavalente supera il 95 per cento (95,46 per cento), guadagnando un più 0,85 per cento rispetto al 31 dicembre 2017.

Trend in crescita anche per la copertura per la prima dose di vaccino trivalente, che arriva al 94,15 per cento, con un più 2,30 per cento. Per i bambini nati nel 2014 invece si passa dal 95,05 per cento al 95,81 per l’esavalente; e da 92,38 per cento a 94,35 per il trivalente. “I vaccini sono uno strumento essenziale di sanità pubblica – dichiara al fattoquotidiano.it Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Iss – l’importante è che si mantengano elevate le coperture per garantire l’immunità di gregge, quale sia la modalità scelta per raggiungerla non spetta a noi deciderlo ma ai politici. Fondamentale sarà adottare l’anagrafe vaccinale elettronica per monitorare in tempo reale cali nelle coperture e poter intervenire subito”.

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