“Speriamo che i giudici non facciano sconti a nessuno”. Così Matteo Salvini, ministro dell’Interno, ha commentato stamattina gli esiti dei controlli sugli anarchici arrivati ieri a Torino per una manifestazione convocata dopo lo sgombero del centro sociale Asilo e gli arresti del 7 febbraio. A Torino “c’era la crema dell’anarcoinsurrezionalismo violento – ha sintetizzato il questore Francesco Messina -. Delinquenti arrivati appositamente per creare disordini e problemi”. Settantaquattro di loro, fermati e identificati prima del corteo, sono stati denunciati. Molti di loro erano in un gruppo di circa duecento persone che costituiva il “blocco nero”. “Black bloc”, per utilizzare un’espressione più nota. Gli agenti della Digos, guidata dal dirigente Carlo Ambra, hanno trovato il gruppo in via Aosta, vicino a una scuola occupata nei giorni scorsi. In mezzo a loro c’erano anarchici arrivati dalla zona di Trento insieme a Massimo Passamani, leader dell’insurrezionalismo, ma c’erano anche militanti giunti dalla Spagna, dalla Grecia, dalla Francia e altri Stati europei.

A quel punto la polizia ha deciso di bloccarli impedendo che si unissero al corteo principale, partito intorno alle 16 dalla stazione di Porta Nuova. Con sé il “blocco nero” aveva oggetti utili agli scontri: dodici bocce d’acciaio, uova riempite di vernice, ma anche dieci bottiglie da mezzo litro piene di benzina, utile a preparare molotov, 222 torce a fuoco da segnalazione, 15 fumogeni grandi, e ancora 143 maschere antigas e 86 caschi: “Il gruppo è stato messo in condizione di non nuocere e, dopo una lunga mediazione della Digos, è stato costretto ad abbandonare il materiale”, ha spiegato Messina, secondo il quale “la strategia del ‘blocco nero’ era quella di entrare nel corteo e a un cenno dare il via alla devastazione”.

La polizia e i carabinieri sono riusciti a gestire la manifestazione “senza alzare un solo manganello e senza che fosse rotto un vetro”. Milleduecento tra uomini e donne delle forze dell’ordine hanno tenuto sotto controllo il corteo a cui hanno preso parte più di mille manifestanti. Alla fine sono stati soltanto quattro gli arresti, quelli di giovani arrivati dai centri sociali di Padova e Treviso fermati venerdì a un casello autostradale a bordo di un’auto su cui c’erano delle bombe carta. I denunciati sono stati 74, tra cui alcuni degli indagati dalla procura di Torino, arrestati per associazione eversiva il 7 febbraio scorso e poi scarcerate dal Tribunale del riesame di Torino. A quella decisione hanno fatto riferimento sia Salvini, sia il questore: “Le persone violente devono essere isolate – ha commentato – Il loro posto non è la piazza il loro posto, ma la galera”.

Non è stata l’unico commento che Messina, prossimo dirigente della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, ha rilasciato dopo la manifestazione di ieri. “L’ordine pubblico è affare degli addetti ai lavori – ha detto – Ho sentito parlare tanto in questi giorni, ma i giudizi di merito e di valore spettano ai soggetti che hanno competenza”. Il riferimento potrebbe essere alle dichiarazioni rese da alcuni esponenti locale del Movimento 5 Stelle la scorsa settimana, in particolare dalla capogruppo in Consiglio comunale, Valentina Sganga che, dopo l’intervento violento della polizia nel corso di una biciclettata della Critical mass, riteneva doverosa “una profonda riflessione sulla gestione dell’ordine pubblico”. “Bisogna sapere di cosa si parla”, ha replicato il questore senza mai nominare il destinatario. E parimenti Messina ha contestato anche chi ha solidarizzato con gli anarchici dopo lo sgombero dell’Asilo partecipando alla manifestazione del 9 febbraio, nel corso della quale ci furono degli scontri: “L’Asilo era un covo di sovversivi. Un centro sociale ha funzioni diverse”.

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