L’omosessualità è una deviazione, un disturbo. Dietro a essa c’è Satana, quindi il male”. È grazie a questi lampi di Medioevo – e mi perdoni il tanto vituperato Medioevo, ché pure ottime cose ha prodotto – che dall’ottovolante della nostra modernità veniamo sbalzati all’improvviso, come in un incubo che non volevamo più rivivere, sul campo di terra battuta sotto le mura di Zurigo, dove i sodomiti, in fila, aspettano di arrostire su una catasta di legno. E il merito, almeno in questo caso, è della giornalista (*) Nausica Della Valle. La nostra, tra tautologie e sillogismi che Jacques de La Palice scansati, ci ricorda che “l’omosessualità è un peccato” uguale a “furto e omicidio, perché sono gli uomini che danno loro una priorità”. E che “i ricercatori ne stanno cercando il gene. Ma non lo trovano, perché Dio non l’ha creato”. Ah, beffe e ancora beffe a voi, cari scienziati, e alla vostra idiosincrasia nei confronti del creazionismo!

Ora, forse queste somme rivelazioni sarebbero già abbastanza “somme” di per sé, è evidente, se non fosse che la nostra sedicente “guerriera in Gesù Cristo” avrebbe anche una storia personale da raccontare, così sintetizzabile: per circa cinque lustri sono andata pazza per prugne e vongole, ma ora sono guarita; pannocchie e maritozzi sono più buoni.

Cosa fare, dunque, per diffondere quello che per la nostra principessa è il verbo dell’Altissimo? Niente di meno che un convegno, a Biella, dal titolo Perché non sono più lesbica.

Da qui in avanti mi spoglio dell’arma dell’ironia, che in certi casi aiuta a edulcorare riprovazione e incazzature. Perché la questione, in realtà, è molto seria. Riassumo in breve: la conferenza si sarebbe dovuta tenere nell’auditorium di Città studi, ma a seguito del cancan mediatico l’Università ha ritirato la propria disponibilità a cedere la sala poiché “in contrasto con i principi educativi” che cerca “di diffondere e sostenere, tra cui quelli di tolleranza e accettazione dell’altro”. Risultato: incontro annullato.

Posizioni come quelle di Nausica Della Valle, almeno stando a quanto ha dichiarato sin qui, si rifanno alla teoria riparativa e all’idea che l’omosessualità sia, se non una malattia da cui guarire (lei parla di “malattia dell’anima”), quanto meno qualcosa di negativo a cui porre un rimedio. Tutto ciò offende milioni di gay. E condiziona migliaia di famiglie (penso a quei genitori che non accettano l’omosessualità dei figli, che nella migliore delle ipotesi li costringono a farsi seguire dagli psicologi e che, nella peggiore, non li considerano più parte della famiglia).

Ecco perché in uno Stato laico come il nostro, che tra i principi fondamentali della sua Costituzione recita che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale […] senza distinzione […] di condizioni personali” e che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine […] sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona”; ecco perché in uno Stato laico come il nostro, dicevo, mi aspetto che una Università, pubblica, prenda posizione e vieti manifestazioni che offendono i diritti – qui, semplicemente, il diritto di amare chi mi pare – dei cittadini. A costo, in questo caso, di mettere in secondo piano l’articolo 21.

Ho scritto “in questo caso” di proposito. Infatti non c’è nulla che vieti, a Nausica Della Valle, di esprimere ciò che desidera in una struttura privata**. Sarò il primo a dirle: “Ti ascolto”. Salvo, poi, provare a gettare acqua sulla catasta di legno pronta per il rogo. E dissentire.

* Il nome, nell’elenco nazionale dell’Odg, non compare. Tanto che mi sono detto: “Stai a vedere che si tratta della principessa della Valle del Vento di Miyazaki!”

**Dopo il no dell’Università, gli organizzatori (Cristiani uniti per salvare Biella, Cristo Re, Chiesa Sion e parrocchia delle Grazie) hanno chiesto una sala di Palazzo Boglietti ma l’amministrazione ha deciso di non ospitare l’evento

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