Devono andare a processo con rito immediato, saltando la fase dell’udienza preliminare, i nove antagonisti arrestati, lo scorso 13 dicembre, per associazione per delinquere finalizzata all’occupazione abusiva di immobili di proprietà pubblica e alla resistenza a pubblico ufficiale per una presunta gestione illecita di case popolari, a Milano. Lo ha deciso il gip Manuela Cannavale, accogliendo la richiesta del pm Piero Basilone, che ha coordinato le indagini condotte dai carabinieri, assieme al capo del pool antiterrorismo milanese Alberto Nobili. Il giudice ha fissato l’inizio del processo per il 2 aprile davanti alla IV sezione penale di Milano e ora gli imputati, difesi dai legali Eugenio Losco e Mauro Straini, potranno decidere se scegliere riti alternativi, come l’abbreviato, o andare a dibattimento ordinario.

La presunta associazione per delinquere che non agiva per fini di lucro, secondo l’accusa, avrebbe avuto “uno scopo comune: una propagandata ‘giustizia sociale’ a tutela del diritto della casa, volta a creare una soluzione all’emergenza abitativa, parallela e contrapposta a quella offerta dalle Istituzioni”. E gli imputati finiti agli arresti domiciliari, si legge negli atti dell’indagine, si adoperavano “con mezzi leciti ed illeciti, impedire gli sgomberi di immobili abusivamente occupati” e “combattere le Istituzioni a colpi di occupazioni” delle case popolari.

Tra gli arrestati, per i quali è stato disposto il giudizio immediato, figura il 28enne Alberto Bosacchi, laureato in Filosofia con 110 e lode e leader del ‘Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio’, ritenuto dagli inquirenti uno dei principali organizzatori della gestione parallela dell’assegnazione delle case popolari nel quartiere alla periferia ovest di Milano.

L’operazione ‘Domus libera’, così ribattezzata dagli investigatori, era iniziata nell’ottobre 2016 dopo che un gruppo di militanti del centro sociale ‘Base di solidarietà popolare’ di via Manzano, sequestrato ieri per la seconda volta, aveva aggredito le forze dell’ordine impedendo loro di sgomberare un alloggio dell’Aler (Azienda lombarda di edilizia residenziale).  “Non sono azioni alla Robin Hood per dare casa a chi ne ha diritto – aveva spiegato il procuratore Nobili -. Il fine dell’equità sociale è solo una ipocrisia perché gli antagonisti non rispettavano le graduatorie e assegnavano le case ad amici e a chiunque garantisse supporto al gruppo, allargando in questo modo la base del consenso nel quartiere”. Nell’inchiesta sono indagate in totale una settantina di persone per circa 50 occupazioni abusive. Per i nove arrestati è stato disposto il cosiddetto ‘immediato cautelare’, ossia legato alle misure cautelari.

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