Il presidente in carica guarda con favore alla proposta di medazione di Messico e Uruguay. Quello che si è autoproclamato no perchè non partecipa “a dialoghi inutili e dilatori”. Continua la guerra di dichiarazioni fra i “due presidenti” del Venezuela: Juan Guaidò, il presidente del Parlamento che ha assunto le funzioni dell’esecutivo, ha rilanciato la protesta di piazza per chiedere elezioni immediate, mentre Nicolas Maduro è tornato a denunciare di essere vittima di un “golpe mediatico internazionale“. I due protagonisti dello scontro istituzionale a Caracas hanno parlato oggi quasi in contemporanea: Guaidò in un meeting di piazza con domande della stampa, e Maduro con una sua propria conferenza stampa nel Palazzo di Miraflores.

L’autoproclamatosi presidente  ha ribadito quello che chiama il suo “programma di restituzione della democrazia” in tre punti: “fine dell’usurpazione” – cioè della presidenza di Maduro che considera illegittima -, governo di transizione ed elezioni con garanzie democratiche convocate al più presto. Per ottenere questo obiettivo, ha spiegato, è necessario riattivare la protesta di piazza, con cortei durante il weekend e una iniziativa più importante la settimana prossima, ed aumentare la pressione internazionale su Maduro. Guaidò ha ringraziato i molti paesi che lo hanno già riconosciuto, assicurando che ben presto saranno di più. Dal Brasile, uno dei primi Paesi a farlo, è arrivata anche la proposta di un salvacondotto per consentire a Maduro e ai suoi di lasciare il Venezuela: un “corridoio di fuga” lo ha definito il generale Hamilton Mourao.

Da parte sua, però, Maduro si è mostrato inflessibile, ripetendo che il suo governo è vittima di un “golpe mediatico internazionale“, organizzato da mesi dal governo americano e del quale Guaidò è solo “una marionetta“. Il presidente chavista ha avuto parole particolarmente dure contro la Spagna, che nelle stesse ore stava cercando di trovare un consenso a Bruxelles per lanciare un ultimatum al governo di Caracas: o convocate immediatamente elezioni o riconosceremo come capo di Stato a Guaidò. Dopo aver definito “insolenti” le dichiarazioni del ministro degli Esteri spagnolo Josep Borrell, Maduro ha detto che la Spagna “non ha la caratura morale per porci un ultimatum a noi“, perché “la Venezuela rivoluzionaria respinge da sempre il colonialismo razzista spagnolo“.

L’erede di Hugo Chavez ha ripetuto che è disposto ad accettare la proposta di mediazione con l’opposizione fatta da Messico e Uruguay e si è detto “molto compiaciuto” dal fatto che gli Usa abbiano chiesto una sessione del Consiglio di Sicurezza Onu per discutere della crisi in Venezuela che si terrà domani. “Questo servirà a far capire al mondo quale è la verità!”, ha assicurato Maduro, che ha anche annunciato manovre speciali per garantire che la popolazione venezuelana sia pronta in caso di un intervento militare americano.  Nel frattempo, dal Messico il presidente Andres Manuel Lopez Obrador ha ribadito che il suo paese è disposto a sponsorizzare un dialogo fra governo ed opposizione venezuelani, ma potrà farlo solo se le parti lo richiedono. Ma Guaidò ha già respinto la proposta: “Non partecipo a dialoghi inutili e dilatori“, ha detto.

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