Incollato anche otto ore davanti a una serie televisiva di Netflix. Ha giocato a Mercante in fiera sostituendo alle tradizionali carte del moschettiere e dello stambecco le facce dei giocatori del Napoli, allenatori e massaggiatori.  Ha fatto risorgere il Napoli dalle macerie del fallimento, Poi è partito per Los Angeles per trascorrere qualche giorno di festa en famille, con Martha De Laurentiis, presidente della casa di produzione che porta il nome del marito, il grande Dino. Prima Aurelio De Laurentiis aveva declinato l’invito a sedersi sul “trono” in velluto rosso sull’altare della chiesa sconsacrata della Graziella, ex teatro San Bartolomeo, uno dei tanti tesori nascosti di Napoli. 

Al posto del confessore Enzo d’Errico, direttore del Corriere del Mezzogiorno, all’ultimo rendez vous di Casa Corriere, che prima di dargli l’ “assoluzione” gli ha fatto un po’ di pressing con serrato botta e risposta: Esclude di candidarsi in politica? Risposta: “Per carità di Dio. La politica è figlia dell’economia e senza economia non si può fare politica. E l’economia si rilancia se c’è occupazione”. Neanche il sindaco? “Ma sei matto. Ne avete già uno. Napoli è una città ingovernabile per ragioni antropologiche. Ci vorrebbe un manager strapagato e plurilaureato e se sbaglia va dritto in galera. Purtroppo il nostro è un Paese dove in galera non va nessuno”.

Parole e note, su sottofondo musicale di Enzo Avitabile, che fa vibrare la pentarpa, un piccolo strumento a corde, con un pezzo dedicato a tutte a’ criature du’ mund,  e la confessione continua. Una sua teoria: “Dal degrado può nascere la bellezza”. Spiega che il Napoli è un’ impresa, costi e benefici, e preferisce non investire in top players (anche mettendosi contro la tifoseria più accanita) ma formare in campo, in casa, le  “punte” di diamante.  Fa la differenza fra stadio reale e virtuale (in televisione le partite si vedono alla grande). Dice di non aver mai sentito l’odore della camorra (io, chi scrive, non ci credo tanto). E su Calciopoli: “C’è ancora molto da pulire, da far chiarezza

Al “confessionale” usa toni pacati, non accusa ma lascia intendere chi sono i “peccatori”, quei club che hanno 500, 700 milioni di debiti e, senza bilanci in ordine, non hanno i requisiti per giocare nel campionato, né in Europa. Riconosce il merito a De Magistris di aver pedonalizzato il lungomare ma butterebbe giù tutta via Marina e il porto, tutto da rifare. Poi parte l’ invito con messaggio urbi et orbi a Salvini: “Caro Salvini, se tu vieni a Napoli visto che consideri Napoli, testa di serie del Sud, forse capisci l’Italia. L’Italia dal 1200, dall’epoca dei Comuni, è un cumulo di ricchezze non unificate. Siamo un network straordinario, ma impossibile, dove il campanilismo regna sovrano”. Applausi e assoluzione

L’invito, invece, di Laura Valente, musicologa e presidente della Fondazione Donna Regina, che sale sul palcoscenico del teatro che divenne chiesa, è di conoscere la caleidoscopica Giulia De Caro, detta la Ciulla, “commediante, canterina e puttana”, come la definì  il canonico Carlo Celano. Scandalose le sue liaison, nobili e viceré si alternavano al suo talamo, ma agli amanti devoti non chiedeva gioielli e dimore lussuose, ma volle un teatro tutto per sé, che divenne fucina di talenti. Impresaria audace, troppo per l’epoca, il teatro chiuse lo stesso anno che aprì il San Carlo e lei  finì in disgrazia. Già, il San Carlo, il magnifico lirico, al quale la Camera del Commercio vuole chiudere i finanziamenti. Anche il San Carlo è un’impresa, in tutti i sensi, ma quanto a costi e benefici il divario è troppo ampio e i conti sono sempre più in rosso. Invito il presidente della Camera di Commercio Fiola e il governatore De Luca a dare un’occhiata ai conti di sua maestà La Scala. Quest’ultima è una macchina per far soldi, il San Carlo un congegno/brucia/soldi/pubblici. Cioè i nostri… Decisivo il soccorso di De Magistris, un paio di mesi fa con un’iniezione pronto cash di fondi della “Città Metropolitana” di 2 milioni di euro per salvare il corpo di ballo da una Caporetto annunciata. Eppure stiamo parlando del massimo lirico, tra i primi 5 al mondo. Io, lo darei a De Laurentiis o se ci fosse a un clone della Ciulla.

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