Da una parte Luigi Di Maio e Matteo Salvini si scagliano contro i sindaci che non intendono applicare il decreto Sicurezza, dall’altra l’Anci minaccia la restituzione della fascia tricolore. Nel mezzo Palazzo Chigi che, in serata, interviene per cercare di mediare: definisce “inaccettabili” le posizioni di chi vuole disobbedire, ma li invita a un incontro per “chiarire le difficoltà applicative” del provvedimento, al quale il “presidente del Consiglio è disposto a partecipare insieme al ministro dell’Interno”. Un gesto di pace che calma gli animi per qualche ora. Ma non basta perché pure il fronte dei sindaci non è compatto: una trentina di loro in favore del decreto scrive all’Anci per chiedere chiarimenti e lodare l’intervento del governo.

Al loro fianco naturalmente Salvini, che non ne vuole sapere di riaprire il confronto: “Con tutta la buona volontà il decreto sicurezza lo abbiamo già discusso, limato per tre mesi e migliorato. Lo ha firmato il presidente della Repubblica e adesso questi sindaci vorrebbero disattendere una legge firmata al presidente della Repubblica?”. Porta chiusa quindi. E così contro il presidente Antonio Decaro si scaglia anche il senatore e sottosegretario dell’Interno del Carroccio Stefano Candiani: “Dovrebbe ricordare”, ha detto, “che rappresenta tutti i sindaci, non solo quelli di certa sinistra e quelli Pd ostili per partito preso al governo del cambiamento. Se il compito gli sta scomodo può tranquillamente dimettersi”. “Il presidente dell’Anci lo scelgono i sindaci, non il governo”, ha replicato Decaro, invitando Candiani a restare fuori dalle “dinamiche interne” dell’associazione dei primi cittadini.

Le polemiche sono iniziate già di prima mattina, con le reazioni dei leader M5s e della Lega alla protesta lanciata dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Che è preoccupato soprattutto per la sorte dei minori stranieri non accompagnati, che al compimento del 18esimo anno rischiano di perdere ogni tutela visto che il testo elimina la protezione umanitaria. Come grimaldello per innescare il giudizio di costituzionalità, Orlando intende disapplicare l’articolo 13 del decreto in base al quale il possesso di un permesso di soggiorno “non costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica” e quindi per la concessione della residenza.

A cui in queste ore si sono uniti altri amministratori, da Beppe Sala a Milano a Dario Nardella a Firenze. La replica più drastica è quella del leader del Carroccio naturalmente: “Chi aiuta i clandestini odia gli italiani, ne risponderà davanti alla legge e alla Storia. Io non mollo”, ha scritto su Twitter, facendo i nomi dei suoi “nemici”: “Orlando e De Magistris dimettetevi“, ha detto il leader della Lega. E ancora in serata: “Amici dei clandestini, traditori degli italiani”, ha scritto. E con lui senza alcuna esitazione questa volta c’è anche Luigi Di Maio. “La protesta sul dl sicurezza? Solo campagna elettorale da parte di sindaci che si devono sentire un po’ di sinistra facendo un po’ di rumore. Se vuoi sentirti di sinistra metti mano ai diritti sociali di questo Paese, quelli che la sinistra ha distrutto in questi anni. Pensate come stanno messi male”, ha detto l’altro vicepremier in mattinata.

Orlando: “Ricorrerò al giudice civile”. M5s Sicilia: “Gli unici rifiuti di cui dovrebbe occuparsi sono quelli che sommergono Palermo”
Il sindaco di Palermo Orlando, da cui appunto è partita la protesta, oggi ha rilanciato annunciando l’intenzione di voler ricorrere al giudice e – incidentalmente – alla Consulta. “Ho disposto la sospensione del decreto e ho dato incarico all’ufficio legale di adire il giudice. Io vado dal magistrato perché non posso andare alla Corte Costituzionale per violazione dei diritti umani e per violazione di articoli specifici della Costituzione. Occorre sollevare la questione incidentalmente in un giudizio”, ha detto il sindaco di Palermo. “Dimissioni? E’ la prova che Salvini non ha capito niente e che viviamo in mondi diversi. Io sto agendo da sindaco”, ha aggiunto il primo cittadino. “A Palermo, tra 4-5 mesi, 80 minorenni, che studiano, lavorano e sono ospiti in comunità dove vivono ben integrati, compiranno 18 anni e dunque saranno illegali: è la conferma che questo decreto sicurezza è disumano e criminogeno”, ha poi spiegato Orlando che ieri aveva chiesto al dirigente del suo comune di non mettere in pratica le nuove norme che negano la possibilità di concedere la residenza a chi ha un permesso di soggiorno. Contro Orlando si sono schierati i deputati M5s all’Ars. “Gli unici rifiuti di cui dovrebbe occuparsi sono quelli che sommergono Palermo”, ha detto il capogruppo Francesco Cappello con un gioco di parole poco riuscito. “Evidentemente riesce meglio a trovare la strada per arrivare alle prime pagine dei giornali piuttosto che quella per risolvere i numerosissimi problemi della città che amministra, che, purtroppo per lui, sono sotto gli occhi di tutti”.

Il sindaco M5s di Pomezia: “Ci sono i diritti basilari da rispettare”
Sul fronte M5s, solo Di Maio invece si è schierato in difesa della riforma Salvini. E non tutti i sindaci 5 stelle hanno accettato in silenzio le nuove norme. A esporsi è stato il primo cittadino 5 stelle di Pomezia Adriano Zuccalà: “Se un richiedente asilo arriva in Italia, può vedere sospesi i suoi diritti per venti giorni, per un mese, se serve”, ha detto al Corriere della Sera. “Io credo che a delle persone che sono arrivate in Italia i diritti basilari glieli devi dare. Non puoi toglierglieli per troppo tempo, magari per un anno”. Se servissero veramente due anni, cioè il tempo medio di attesa per ottenere un permesso di asilo, “penso che ci sarebbe proprio da intervenire, in maniera concreta”. Quindi non una disobbedienza aperta, ma se non altro una serie di perplessità che ha deciso di esporre. “Non mi è chiaro come funziona il decreto sicurezza nella parte che riguarda i migranti, ma penso che non sia possibile lasciare troppo a lungo le persone senza i diritti basilari”, ha detto Zuccalà. “Io come sindaco di un Comune mi vedo assegnato il compito di tutelare le persone in difficoltà, e questo voglio fare”. “So che in una legge c’è sempre quel rigo sotto dove viene spiegata la frase sopra che non ti aveva convinto. Quel rigo sotto cambia il senso delle legge”. In quel rigo, ha concluso, “vorrei leggere un po’ di buon senso”.

Sala, De Magistris, Nardella con Orlando – Diventa sempre più numerosa, intanto, la formazione di sindaci che la pensano come Orlando. Da Luigi De Magistris a Napoli a Dario Nardella a Firenze, fino a Giuseppe Sala Milano e Giorgio Gori a Bergamo. E con loro anche l’Anpi che ha dato la sua solidarietà per chi “ha deciso di sospendere l’attuazione di quelle parti della legge sicurezza e immigrazione inerenti l’attività dei Comuni”.

“Iscriverei un richiedente asilo a Napoli all’anagrafe? Assolutamente sì, di fronte a persone che hanno dei diritti che devono essere riconosciuti il Comune di Napoli risponderà alla Costituzione, non a Salvini“, ha detto De Magistris.  “A Firenze non violeremo alcuna legge, non darò alcuna istruzione in questo senso. Stiamo valutando insieme ai nostri avvocati e con alcuni costituzionalisti anche una strada perché si possa arrivare alla Corte Costituzionale, ben sapendo che i Comuni non hanno la facoltà di fare un ricorso diretto, ma possono appellarsi al giudice ordinario o al giudice amministrativo affinché venga posta la questione in via incidentale”, è invece la posizione del sindaco di Firenze, Dario Nardella. “Ministro Salvini, ci ascolti e riveda il decreto sicurezza, così non va! Da settimane noi Sindaci avevamo richiesto, anche attraverso l’Anci, di ascoltar la nostra opinione su alcuni punti critici, per esempio ampliando i casi speciali e garantendo la stessa tutela della protezione internazionale ai nuclei familiari vulnerabili, anche attraverso lo Sprar, oggi escluso dal decreto sicurezza per i richiedenti asilo”, è l’appello lanciato in direzione del Viminale da Sala. “La legge Salvini sull’immigrazione tradisce la Costituzione e in più non funziona. Produrrà più irregolari, quindi più marginalità, più illegalità e più insicurezza. Sono mesi che noi sindaci lo ripetiamo. Il ministro ci convochi per studiare insieme correttivi e soluzioni”, ripete – sempre sui social – il sindaco dem di Bergamo Giorgio Gori.

Decaro: “Pronti a restituire la fascia” – In sostegno dei primi cittadini è intervenuta anche l’Anci: “Riguardo alle minacce”, ha detto il presidente Antonio Decaro, “che il ministro dell’Interno rivolge ad alcuni sindaci, non vorrei essere costretto a fargli notare che poco tempo fa, prima di diventare ministro, egli stesso invitava platealmente i sindaci a disobbedire a una legge dello Stato, quella sulle unioni civili”. Quindi ha minacciato: “Se il ministro ritiene che il mestiere di sindaco sia una pacchia, come ha dichiarato anche in queste ore, siamo pronti a restituirgli, insieme alla fascia tricolore, tutti i problemi che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare. I sindaci sono quotidianamente nella trincea dei bisogni e sono tenuti a dare risposte che non possono essere inefficaci, specie se si tratta di diritti civili e protezione sociale. Per questo auspico che il ministro dell’Interno, contribuendo ad abbassare i toni della polemica, ci convochi per discutere delle modalità operative e dei necessari correttivi alla norma. Ribadisco l’invito a riunire ministero e sindaci per risolvere i problemi che questa legge, oggettivamente, crea, così come avevano paventato prima della conversione, la commissione immigrazione dell’Anci e molti consigli comunali di orientamento politico diverso. Non si possono sospendere i diritti basilari delle persone così come non è possibile sospendere unilateralmente l’ottemperanza di una legge”. All’Anci, però, arriva una lettera dei sindaci a favore del decreto sicurezza affinché l’associazione “non venga usata strumentalmente per sostenere le posizioni politiche di una parte del Paese”.

Salvini: “Col Pd caos e clandestini” – Dopo la prima giornata di polemiche, a riaprire il dibattito era stato Salvini sui twitter: “Col Pd caos e clandestini, con la Lega ordine e rispetto. Certi sindaci rimpiangono i bei tempi andati sull’immigrazione, ma anche per loro è finita la pacchia!”. Uno dei suoi sottosegretari, il leghista Stefano Candiani, ha invece spiegato che i primi cittadini che non rispetteranno il decreto vanno incontro a conseguenze: “Sono i sindaci di quella sinistra che non è al governo che stanno utilizzando questo strumento per fare opposizione politica, tant’è che Orlando non disattende la legge ma dice al suo funzionario di mettere le pratiche nel cassetto. Chi disattende le leggi dello Stato va incontro alle sanzioni previste. Non manderemo i carabinieri, ci sono gli strumenti di legge per surrogare e sostituire chi disattende la legge. Certo è molto curioso che chi mette la Costituzione come baluardo da difendere poi ne disattenda i principi”.

Orlando: “Decreto dal volto disumano” – Leoluca Orlando, da parte sua, è tornato a spiegare perché non applicherà il dl Sicurezza. “Io, come sindaco andrò davanti al giudice civile e dirò che faccio un’azione di accertamento per verificare se questa legge del Parlamento sia conforme o non conforme. Se il giudice ritiene che sia non manifestamente infondata e sia rilevante ai fini della decisione rimetterà gli atti alla Corte Costituzionale. Laddove ci siano dubbi il sindaco, firmando e assumendosi la responsabilità, decide di sospendere in attesa di avere una valutazione definitiva da parte della Corte Costituzionale”,  dice Orlando. Che poi torna a spiegare: “C’è una parte di competenza comunale nella quale il decreto manifesta il suo volto disumano e criminogeno perché stiamo parlando di quella parte del provvedimento che rende concretamente illegittimi coloro che sono legittimi. Siamo in presenza di un provvedimento che rende coloro che hanno un regolare permesso di soggiorno ad essere dall’oggi al domani senza diritti. Tutto questo è in palese violazione dei diritti costituzionali. È dovere di un Sindaco non scaricare sui dipendenti comunali la responsabilità, per questo ho disposto per iscritto di sospendere l’attuazione di questo decreto, perché siamo in presenza di una violazione di diritti umani che non sono poi risarcibili”.

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