Al ministero dei Trasporti si sta lavorando per arrivare a una sterilizzazione più ampia possibile della dinamica dei pedaggi. Per il concessionario di proprietà della Regione Lombardia, la Serravalle, l’aumento (che le sarebbe stato riconosciuto per il 2019) è stato sospeso per il mese di gennaio. Probabilmente la sterilizzazione sarà il rinvio di un mese dell’entrata in vigore delle nuove tariffe. Più contenuti per Autostrade per l’Italia e maggiori per gli altri concessionari. Serravalle non ha però comunicato in quanto consisterà il nuovo incremento.

Nonostante fatturati in crescita, bilanci positivi, investimenti in calo e aumento del traffico veicolare e quindi dei ricavi, tutti i concessionari hanno proposto ancora aumenti tariffari ai ministeri del Tesoro e dei Trasporti grazie ad adeguamenti automatici superiori all’inflazione programmata. Le tariffe andrebbero diminuite, anche in ragione di una rete vecchia e già ammortizzata. Non solo, fino a qualche anno fa (periodo 2008/2015) almeno gli investimenti erano in media di 2,4 miliardi l’anno per i 26 concessionari autostradali italiani, che gestiscono 5.761 km di rete, mentre ora sono passati a 8/900 milioni nel 2018 e nel 2019 sono previsti ancora in calo. Gli aumenti dei pedaggi sono del tutto ingiustificati, ma quel che più sorprende è che non si sia ancora avviato un riordino del meccanismo delle concessioni che determina le tariffe della frammentata rete autostradale (con 26 contratti di concessione diversi) che per oltre 2/3 è controllata dalle famiglie Benetton, Gavio e Toto. Resta il fatto che chi imboccherà il casello dell’autostrada nel 2019 pagherà di più. Nel ginepraio di concessioni, convenzioni, programmi di investimento e piani finanziari, la confusione sembra aumentata con il decreto Genova che prevede che l’Autorità di Regolazione dei Trasporti potrà stabilire le tariffe per le nuove autostrade e per:

1. quelle a cui scade o è scaduta la concessione, per le quali Art determinerà interamente la struttura del sistema tariffario (Autobrennero, Ativa ed Autovie Venete)

2. quelle che modificano il piano investimenti alla fine del periodo tariffario quinquennale, per le quali Art regolerà alcuni aspetti del sistema tariffario vigente.

Il ministero di Toninelli può invece contare su una “sua” struttura la Direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali, talmente invertebrata che in questi anni (da quando è subentrata ad Anas) si è fatta stabilire le decisioni (tariffe,investimenti e proroghe) dai concessionari (quindi dagli interesse privati) anziché imporre l’interesse collettivo (sviluppo, ambiente, consumatori, ecc.)

Nonostante il crollo del ponte Morandi a Genova, Autostrade per l’Italia avrà lo stesso il suo aumento annuale dei pedaggi. Forse più basso di quello ottenuto nel 2018. Il Governo ha tentato di ridurre le richieste dei gestori autostradali in più occasioni. Un tentativo lo fece anche il Governo Craxi nel 1985, che come quelli del passato, non ha avuto molta fortuna. Il rinvio degli aumenti è durato solo qualche mese. Hanno generato effetti distorsivi sulle concessioni: un allungamento della loro scadenza, per spalmare su un periodo più lungo i costi dovuti ai piani d’investimento, anch’essi rallentati. Resta il fatto che se non cambiano le regole alla radice, lo Stato è tenuto a rispettare le convenzioni con i concessionari. Non solo per una corretta gestione dei contratti (le convenzioni non sono altro che accordi fra privati) ma anche perché con una rete vecchia – che si sta sbriciolando (i ponti in particolare) -, c’è la necessità di risorse private per mantenere in sicurezza e potenziare la rete autostradale. Il Governo pertanto, senza cambiare le regole, fa solo demagogia, ma non risolve il problema degli extra-profitti realizzati ai danni dei consumatori e dello Stato. I tentativi di tutelare i consumatori non sono finiti bene. La giustizia amministrativa ha sempre dato ragione ai concessionari. Sarà così anche stavolta se si tenterà di fare solo un braccio di ferro senza una strategia governativa con l’agguerrita lobby dei gestori autostradali.

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