È stata rilasciata su cauzione la direttrice finanziaria e figlia del fondatore di Huawei, Meng Wanzhou, arrestata lo scorso primo dicembre in Canada su richiesta degli Usa, che hanno subito chiesto l’estradizione accusandola di “aver violato le sanzioni contro l’Iran”. La corte canadese ha fissato la cauzione a 10 milioni di dollari canadesi, pari a 7,5 milioni di dollari statunitensi. La manager, però, dovrà rimanere all’interno dei confini dello Stato: ha consegnato il proprio passaporto e dovrà sottoporsi al monitoraggio elettronico.

“Sono a Vancouver, di nuovo con la mia famiglia. Sono orgogliosa di Huawei e sono orgogliosa della mia patria. Grazie per le vostre preoccupazioni”, ha scritto la 41enne, affidando le prime parole dopo la scarcerazione a WeChat, il Twitter cinese. Il messaggio è stato rilanciato anche dall’account del Quotidiano del Popolo, “voce” del Partito comunista cinese. La Cina aveva subito richiesto il rilascio di ‘Lady Huawei’, affermando che era in corso “una seria violazione dei diritti umani”.

L’arresto della direttrice finanziaria del colosso tecnologico ha scosso le relazioni tra Pechino e Washington, anche se i funzionari statunitensi hanno escluso che la misura cautelare sia legata ai negoziati commerciali in corso tra i due paesi, iniziati proprio il 1° dicembre durante un vertice tra Donald Trump e Xi Jinping in Argentina. Il presidente statunitense in un’intervista a Reuters non ha escluso di poter “intervenire” sul caso se questo fosse utile per la sicurezza nazionale e per l’accordo economico con la Cina. “Qualsiasi cosa è positiva per il paese. Interverrei sicuramente se lo ritenessi necessario”, ha affermato. Il processo per l’estradizione dovrebbe aprirsi il 6 febbraio e potrebbe richiedere mesi, o anche anni, nel caso in cui vengano presentati appelli.

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