“La cambieremo al Senato”, promette Di Maio. “Sono contrario”, dice Salvini. “E’ nel programma” ribattono i 5 stelle Castelli e Crippa. Alla polemica sulla imposta sulle nuove auto inquinanti, inserita con un emendamento firmato dalla Lega alla manovra in commissione Bilancio alla Camera, si aggiunge la confusione. Il testo porta la firma del leghista Lorenzo Viviani, inserito insieme al “sostegno al reddito per i pescatori in fermo biologico”. Ma il Carroccio, per voce del leader Matteo Salvini, lo ha prontamente disconosciuto: “Tutelare l’ambiente ma senza imporre nuove tasse”, ha detto il ministro dell’Interno. E in effetti, il governo è sembrato compatto, quando anche Luigi Di Maio è intervenuto a spiegare che la norma “va migliorata per non penalizzare chi ha bisogno di acquistare un’utilitaria”. E pure il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha detto: “Bisogna tenere conto di chi ha la ‘pandarella’”.

Problema risolto? Nossignore. Perché mentre i leghisti rinnegavano il loro stesso emendamento, i grillini si sono messi a difenderlo. A partire dal sottosegretario allo Sviluppo Davide Crippa: “Nel contratto di governo c’è un chiaro obiettivo, la penetrazione delle vetture elettriche e conseguentemente la mobilità elettrica. Questo è scritto nero su bianco. Stiamo facendo delle verifiche – ha aggiunto – e rimane il principio per cui io non posso non far pagare un malus a chi decide di comprarsi un’auto diesel inquinante o un Suv e immaginare che questo possa andar bene per i prossimi anni”. Più netta ancora la compagna di movimento Laura Castelli: la “volontà politica del governo è tenerla – ha detto – perché non colpisce chi ha un’auto molto vecchia, né chi compra una macchina sotto una certa cilindrata. Comunque le persone meno abbienti non sono colpite ed è nel contratto di governo. Si è creato un caso mediatico – ha aggiunto – ma credo che la norma non sia stata letta approfonditamente”.

Cosa c’è scritto nel testo e chi deve pagare?

Castelli in realtà sbaglia. La norma, così come approvata dalla Commissione, prevede che la sovrattassa si applichi alle emissioni e non fa menzione della cilindrata. Al contrario, molte utilitarie rientrerebbero nei parametri che prevedono un balzello. Come la più volte citata “pandarella” – Costa dixit – e moltissimi altri motori 1.2 quattro cilindri, tradizionalmente quelli venduti più a buon mercato perché di concezione superata. Quanto? Il sovrapprezzo potrebbe valere tra i 150 e i 300 euro, persino 400.

Il “tra” è necessario, perché la norma risulta scritta in modo equivoco, per non dire aritmeticamente sbagliato: la tabella di accompagnamento, infatti, prevede un livello di tassazione progressivo ogni 10 grammi/km di emissioni. Ma la decina fa parte sia di un livello che di quello successivo, come visibile nello stesso testo pubblicato sul sito della Camera. Se la nostra  utilitaria emette 120 grammi di Co2, a quale riga della tabella dobbiamo fare riferimento?

 

 

 

 

 

 

E così il governo è finito sotto accusa come “Robin Hood alla rovescia“. “La manovra finanziaria del governo gialloverde”, ha detto Roberto Di Maulo del sindacato autonomo Fismic Confsal, “manifesta tutto il suo disinteresse rispetto alle tematiche fondamentali che potrebbero permettere al Paese una ripresa che porti occupazione stabile e non pannicelli assistenziali o misure sbagliate come il caso degli incentivi e disincentivi sul mercato dell’auto. Si prospetta una situazione paradossale e ingiusta nella quali i ceti meno abbienti dovrebbero finanziare, con una sovrattassa iniqua e senza senso, l’acquisto di macchine ibride o elettriche che saranno acquistate presumibilmente da coloro che hanno maggiori possibilità economiche. Un governo Robin Hood alla rovescia che toglie ai poveri per ai ricchi, creando delle importanti difficoltà proprio allo stabilimento di Pomigliano individuato dal piano industriale Fca come candidato a costruire utilitarie per il mercato di massa nel nostro Paese”. Intanto Forza Italia rivendicava di aver dato il via alle polemiche e aver fatto scoprire l’intervento dell’esecutivo. “La sacrosanta marcia indietro del governo sulla cosiddetta eco-tassa”, ha detto l’azzurra Mara Carfagna, “cioè l’ennesimo inutile balzello sulle famiglie contenuto in questa legge di Bilancio, dimostra l’approssimazione di M5S e Lega e l’assoluta inadeguatezza dell’esecutivo ad affrontare e risolvere i problemi del Paese. Senza la denuncia di Forza Italia cosa sarebbe successo? Siamo tutti favorevoli a una svolta del mercato automobilistico verso i motori elettrici e ibridi, meno inquinanti di quelli diesel e benzina. Ma le svolte si realizzano con politiche industriali e incentivi intelligenti, non tassando di più dall’oggi al domani le automobili a diesel e a benzina”. Proteste anche dal Partito democratico: “Passeranno alla storia non soltanto come gli inventori di una nuova tassa sulle automobili, ma anche come i killer dell’auto italiana e del made in Italy. Sapete qual è l’unico Paese che ancora non produce auto ibride? L’Italia! E cosa fa il Governo Lega-M5S? Incentiva con contributi in denaro l’acquisto di auto ibride mentre tassa per la prima volta le altre. Incredibile!”, ha scritto su Facebook Michele Anzaldi.

Modifiche in commissione. Ma al rialzo
Incredibile o meno che fosse, mentre l’opposizione gridava al furto, il governo ha evidentemente rivisto il testo dell’emendamento. Malgrado la presa di posizione della Lega, la misura sarà nel maxi emendamento per l’Aula. Tanto che dopo il ritorno del testo in commissione, è arrivata la tanto attesa correzione alll’ecotassa. Ma non quella richiesta da costruttori e consumatori. La commissione Bilancio, al contrario, chiamata a correggere alcuni passaggi degli emendamenti approvati ne ha però rivisto, al rialzo, le stime di incasso. Da 300 milioni per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021 si è passati a 300 nel 2019, 323,82 nel 2020 e 313,5 per il 2021.

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