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San Ferdinando, la morte del giovane gambiano è il primo vero fallimento di Salvini

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“Non si può vivere così”. Aveva ragione il ministro dell’Interno Matteo Salvini quest’estate quando visitò la baraccopoli di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro. Non si può nemmeno morire bruciati da un focolare come è accaduto per Suruwa Jaithe, ammazzato dall’indifferenza di chi lascia che in un Paese civile vi sia una baraccopoli alla pari di quella di Korogocho a Nairobi. La morte di questo 18enne è il primo vero fallimento del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Quest’estate era arrivato alla tendopoli in camicia bianca e l’aveva girata accompagnato dalle forze dell’ordine. Si era concesso anche un sorvegliato dialogo con i giovani neri che abitano la tendopoli. Aveva usato parole amare: “Questi vivono in questa schifezza. Qui dormono in 15? Promettiamo che civiltà e legalità devono tornare due parole d’ordine. Non si può vivere così”.

Suruwa se n’è andato a 18 anni compiuti da poco. Non viveva nemmeno lì. Arrivato dal Gambia da solo ancora minorenne, da tempo era inserito nel progetto Sprar di Gioiosa Ionica, sulla costa jonica reggina, a una cinquantina di chilometri da San Ferdinando. Partecipava alle attività, era l’anima di un laboratorio artistico, che qualche tempo fa gli è valso anche un premio del sindaco. Ma molti dei suoi amici e parenti non erano riusciti a entrare nel circuito dell’accoglienza. L’Italia aveva riservato loro solo la possibilità di arrangiarsi sotto le tende nella zona di San Ferdinando e di vendersi ogni mattina come braccianti a giornata per un euro a cassetta di arance. Suruwa ogni tanto tornava lì dagli amici.

Qualche giorno dopo Salvini, anch’io ho visitato la baraccopoli di San Ferdinando con un gruppo di giovani universitari. Un inferno inimmaginabile. Un girone dantesco che alimenta l’economia locale, visto che chi vive lì lavora sfruttato e i “caporali” preferiscono avere un negro che un italiano a raccogliere i pomodori. Una situazione conosciuta e tollerata da tutti. Il campo è presidiato da uomini della Polizia e dei Carabinieri. San Ferdinando non è un problema semplice da risolvere, ma qualcosa si poteva fare nel frattempo. Quest’estate mi son chiesto: ma perché non c’è almeno un’ambulanza qui? Perché non c’è una camionetta dei Vigili del fuoco? La morte di Suruwa è il fallimento della politica di un ministro che alza la voce, che fa propaganda per poi lasciare tutto come prima. Anzi per peggiorare la situazione, visto che tra poco ci troveremo altre San Ferdinando in Italia.

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