Il computer sta diventando un alleato sempre più strategico per le indagini condotte dalle forze di polizia dei paesi europei. Merito di una ricerca finanziata dalla Commissione Europea, che ha terminato la fase di sperimentazione e che potrebbe arrivare presto sul mercato. Si chiama VALCRI e potremmo definirlo un cyber detective. Un poliziotto virtuale, che ha il compito di facilitare le indagini agli agenti in carne e ossa.

Per capire perché VALCRI è indispensabile sapere che “alcune forze di polizia in Europa hanno a che fare con 250 database diversi. Quando si verifica un crimine, chi indaga si trova davanti a frammenti di informazioni in ordine sparso. Gli investigatori devono combinare i dati provenienti da più database per farsi un’idea di cosa potrebbe essere successo e in che modo” ha spiegato William Wong della Middlesex University nel Regno Unito, coordinatore del progetto VALCRI.

Facciamo un esempio pratico: in caso di indagine su un attacco terroristico, ci saranno le trascrizioni dei contenuti di uno o più smartphone, che possono anche occupare 30.000 pagine con testo e immagini. Bisogna risalire al modo in cui i potenziali colpevoli sono arrivati nel Paese, con quali mezzi, chi li ha procurati, dove si sono nascosti, dove hanno acquistato eventuali armi, che rapporto avevano gli attentatori con i residenti locali. È qui che scende in campo VALCRI, che aiuta le autorità a determinare quali informazioni potrebbero essere pertinenti o utili all’indagine e quali scartare, quindi a dare un senso logico alla massa di dati.

Non ha nulla a che vedere con l’automatizzazione di un processo decisionale – che resta di pertinenza dei poliziotti in carne ed ossa. Deve “solo” supportarli svolgendo al posto loro il lavoro di scrematura dei dati in maniera più veloce ed efficiente. Così facendo VALCRI contribuirà ad aumentare i tassi di rilevazione del crimine e a migliorare la sicurezza dei cittadini.

Una funzione chiave del progetto è la verifica delle ipotesi. Applicando rigorosamente il metodo scientifico, VALCRI favorisce la formulazione di ipotesi strettamente attinenti al caso, senza le distorsioni cognitive che influenzano il ragionamento umano e che possono portare a conclusioni errate. Come? Aiutando “gli investigatori a trovare, raccogliere, ordinare, assemblare e riassemblare i dati in sequenze esplicative”. Un compito che, se fatto in cinque minuti anziché in cinque giorni, consente di scartare più velocemente intuizioni errate e di ricominciare da capo più e più volte.

Foto: Depositphotos

 

I test sono proseguiti per quattro anni, coinvolgendo 17 organizzazioni tra cui tre forze di polizia in Belgio e nel Regno Unito. Per i primi test VALCRI ha lavorato con dati anonimi, forniti dalla polizia di West Midlands nel Regno Unito. Di recente è stato introdotto in indagini di polizia con dati reali negli Stati Uniti e in Europa. Un partner commerciale sta proseguendo lo sviluppo di VALCRI con l’intenzione di portarlo sul mercato, e sono stati organizzati corsi di formazione, tra cui uno di livello master presso l’Aston University di Birmingham, nel Regno Unito.

Articolo Precedente

Polli sani e uova di qualità grazie ai sensori indossabili. Ecco il “Fitbit per polli”

next
Articolo Successivo

Viaggio nel lato oscuro del web: cosa fanno gli hacker e a quale prezzo

next