Il centrodestra si sgretola sotto i colpi a distanza tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Se i due storici alleati fino a questo momento avevano cercato di salvare le apparenze del dialogo per governare insieme almeno sul territorio, oggi sono arrivati allo scontro frontale. La prima provocazione è stata dell’ex Cavaliere che da settimane soffre la posizione defilata in cui lo ha rifilato il leader del Carroccio: “C’è un’aria di illibertà, siamo in una democrazia illiberale, anticamera della dittatura, se continua così”. Un attacco preciso al governo Lega-M5s che Berlusconi ha anche assicurato “cadrà” presto perché “gli alleati della Lega non deluderanno gli elettori di centrodestra”. La delusione però per l’ex Cavaliere è arrivata subito dopo e per bocca di Matteo Salvini: “Io certe sciocchezze le lascerei dire ai burocrati di Bruxelles e ai frustrati di sinistra. Chi parla di rischio dittatura in Italia non ha ben presente che l’Italia sta bene. Mi dispiace che Berlusconi usi le parole che di solito usano i Renzi, le Boldrini e gli Juncker“. Il clima è quello della rottura definitiva tra i due, anche se ancora a livello locale Lega e Forza Italia si presentano come alleati e l’accordo prevede che così continuino a fare anche nei prossimi appuntamenti elettorali. In realtà la tensione non è cosa nuova da quelle parti: l’ultimo caso a fine ottobre quando Salvini ha fatto “ripartire il centrodestra” convocando Giorgia Meloni e ignorando per il momento proprio il leader Fi.
Le parole di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, che hanno criticato apertamente articoli e giornalisti sulla sindaca di Roma, continuano a far discutere. E le opposizioni chiedono che il governo prenda le distanze da quelle dichiarazioni. E in particolare dal post su Facebook dell’ex deputato Di Battista che ha definito i cronisti “pennivendoli puttane”. Il candidato alla segreteria Pd Nicola Zingaretti ad esempio, ha detto che l’unica strada è quella delle scuse: “Sono contento che Virginia Raggi sia stata assolta”, ha scritto su Facebook. “Lo sono dal punto di vista personale e umano. E lo sono politicamente perché ho sempre sostenuto nella mia vita il rifiuto totale di scorciatoie giudiziarie per affrontare nodi e battaglie che sono politiche. Ora tutti si aspettano che, comunque, a Roma si volti pagina perché così non si può andare avanti. Noi siamo pronti a dare una mano. Ma, per cortesia, vergognatevi per la vostra aggressività questa volta verso i giornalisti”. Intanto la Federazione nazionale della stampa italiana ha annunciato una manifestazione per il 13 novembre. “Basta attacchi ai giornalisti. Gli insulti e le minacce di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista non sono soltanto l’assalto ad una categoria di professionisti, ma rappresentano anche e soprattutto il tentativo di scardinare l’articolo 21 della Costituzione e i valori fondamentali della democrazia italiana”.