Cinquemila soldati al confine con il Messico. E’ il dispiegamento di forze che gli Stati Uniti sarebbero pronti a schierare, secondo quanto scrive il Wall Street Journal citando dirigenti del governo, per impedire l’ingresso della carovana dei migranti centroamericani in marcia verso la frontiera statunitense. La cifra è ben superiore agli 800 militari previsti inizialmente ed equivarrebbe a circa un terzo degli agenti della polizia di frontiera operanti al confine.

Se la cifra fosse confermata, le forze dispiegate sarebbero più numerose di quelle attualmente in Siria e in Iraq e circa la metà di quelle presenti in Afghanistan. Le truppe sarebbero dislocate nei punti di ingresso del confine, almeno nelle fasi iniziali della missione, denominata dal Pentagono Operazione patriota fedele. Poi i militari dovrebbero aiutare la polizia di frontiera costruendo tende, fornendo supporto medico e aiutando lo staff dei centri di comando e controllo. In base agli ultimi piani, 1800 soldati andranno in Texas, 1700 in Arizona e 1500 in California.

Donald Trump si è rivolto ai migranti su Twitter: “Questa è una invasione del nostro Paese e il nostro esercito vi sta aspettando!”, ha scritto il presidente degli Stati Uniti rivolgendosi alla carovana. “Per favore, tornate indietro, non sarete ammessi negli Stati Uniti senza un processo legale”, ha aggiunto.

L’esperienza dei 7mila in marcia verso il nord, tuttavia, sembra aver già fatto proseliti. Secondo il quotidiano La Tribuna, che cita il personale del Coordinamento per la riduzione dei disastri (Conred) del Guatemala che sta fornendo assistenza al gruppo, una seconda carovana di migranti si sarebbe messa in cammino dopo essere uscita da El Salvador. Gli esuli in viaggio sarebbero 350 e avrebbero già attraversato il confine del loro paese con il Guatemala per proseguire verso gli Usa.

Intanto nuove tensioni si registrano alla frontiera tra Messico e Guatemala: secondo alcuni pompieri volontari guatemaltechi, un migrante honduregno sarebbe morto ieri dopo essere stato colpito da un proiettile di gomma in disordini scoppiati durante un tentativo di forzare le barriere di metallo. Negli scontri sarebbero rimaste ferite altre dieci persone, ma le forze dell’ordine messicane negano l’accaduto.

“La polizia federale, come possono testimoniare gli inviati della Commissione nazionale dei diritti umani (CNDH) e delle organizzazioni non governative presenti, non portava armi, e nemmeno pallottole di gomma, che sono considerate non letali”, ha detto ai media il capo della Segreteria di governo (Segob) messicana, Alfonso Navarrete.

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