Tutti a Venezia, per manifestare con giochi sull’acqua contro le Grandi Navi. Si rinnova l’appuntamento di protesta per un turismo diportistico diventato sempre più rapace e invasivo. L’inizio è alle 16 di domenica 30 alle Zattere. Il Comitato No-Grandi Navi ha invitato a partecipare con qualsiasi tipo di imbarcazione, canoe, kayak, barche a vela, a remi, a motore, perfino con i pattini balneari. Tutti addobbati a festa. Ma quest’anno l’iniziativa, preceduta da un’assemblea di enti e associazioni ai Magazzini del Sale, si caratterizza anche per un attacco al Movimento Cinque Stelle. Per la prima volta è al governo e quindi in grado di fare le scelte che potrebbero buttar fuori dalla Laguna i bestioni del mare, che invece continuano a transitare per il Bacino di San Marco e portano settimanalmente a Venezia decine di migliaia di turisti. Non a caso sono in quota dei pentastellati il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli e il manager Alberto Bonisoli, indicato da Luigi Di Maio a ricorre l’incarico di ministro della Cultura.

“Silenzi e cambio di linea. Cosa è successo all’interno del Movimento Cinque Stelle? Come mai tutti gli eletti oggi tacciono?” sono le domande che Luciano Mazzolin, portavoce dei No-Grandi Navi pone all’inizio della due-giorni in Laguna. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la posizione presa dalla senatrice Arianna Spessotto, contraria a far attraccare i transatlantici alla Bocca del Lido, soluzione che invece per gli ambientalisti consentirebbe di salvaguardare l’ecosistema lagunare e far diventare sostenibile un’attività economica redditizia come il turismo diportistico. Mazzolin ricorda le lettere inviate il 25 giugno e il 27 luglio al governo, sollecitando una presa di posizione per mettere fine alla circolazione dei mastodonti da 80-100mila tonnellate. “Nessuna risposta sinora è arrivata da parte dei tre ministri ‘del Governo del Cambiamento’ in quota M5S, né dai parlamentari e consiglieri delle altre istituzioni del Movimento 5 Stelle su Mose e Grandi Navi. Leggiamo, invece, sui giornali dichiarazioni contraddittorie e allarmanti sul Mose”. Il riferimento è al ministro Toninelli che ha criticato la paralisi in atto del Mose e fatto capire che a questo punto l’opera va ultimata. “Sembra che non abbia alcuna intenzione di voler affidare ad una commissione di esperti indipendenti una verifica tecnica sulla reale funzionalità del sistema Mose messa in dubbio in questi anni diversi esperti”.

E sulle Grandi Navi? Mazzolin vede una linea tentennante. Ricorda come a fine agosto il ministro abbia “sposato le idee del governo Gentiloni e del ministro Delrio che voleva portare le grandi navi da crociera attraverso il canale dei Petroli a Porto Marghera e alla Marittima”. Commento: “Il presidente del Porto, il presidente regionale Zaia, il sindaco Brugnaro, le compagnie delle grandi navi da crociera, i vari politici che aderiscono al partito trasversale che vuole mantenere le grandi navi da crociera dentro la laguna, esultano e fanno festa!”. Ma dopo un giorno il ministro ci aveva ripensato: “Via le grandi navi dal perimetro della laguna. Gradualmente, si dovranno portare tutti i colossi del mare fuori dal perimetro lagunare…”. Osserva Mazzolin: “Poi il ministro si è spinto a mettere in discussione il limite delle 40mila tonnellate. Alla fine dice che è necessario ‘ascoltare le istanze di coloro che conducono da tempo una dura battaglia per allontanare le città galleggianti da Venezia. Battaglia che questo ministero vuole portare avanti senza alcun tentennamento’. Ma forse non è vero che il ministro è contro le Grandi Navi, perché il riferimento al perimetro lagunare individuato con il decreto ministeriale del 1985 è ambiguo e si presta a qualsiasi interpretazione…”.

L’attacco è molto duro: “La situazione è evidentemente poco chiara e forse è lo specchio della situazione poco chiara e confusa che c’è all’interno del Movimento 5 Stelle su come risolvere il problema delle grandi navi a Venezia e nella sua laguna”. Secondo il Comitato, dal 2013 al 2016 la linea del Movimento Cinque Stelle contro le Grandi Navi è stata molto netta e aveva l’obiettivo di “portare la nuova portualità passeggeri fuori dalla Laguna di Venezia”. È così che nel 2014 era nato il progetto di un porto offshore al Lido per le navi, con M5S che faceva da sponsor politico. Secondo i No-Grandi Navi, da dicembre 2016 ad oggi si è invece assistito a ”silenzi e cambi di posizione”. Un esempio? A ridosso del referendum del giugno 2017, con 18mila contrari ai mastodonti del mare, alcuni parlamentari e amministratori M5S “sottoscrivono un documento dove ribaltano la posizione del partito di sostegno per un porto crocieristico nella bocca del Lido”. E successivamente la senatrice Arianna Spessotto aveva escluso tassativamente nuove infrastrutture al Lido, dichiarandosi favorevole a portare tutte le Grandi Navi a Trieste, da ammettere in Laguna, invece, solo quelle sotto le 40mila tonnellate.

Il manifesto della protesta con giochi d’acqua è così sintetizzato: “Il passaggio delle grandi navi ha conseguenze pesanti sulla città: inquinamento dell’aria, ripercussioni sulla morfologia lagunare e sulle fondamenta, esaltazione di un modello turistico ‘in scatola’, che guarda Venezia dall’alto e in velocità. È un modello di sviluppo aggressivo che sta trasformando la nostra città in un Luna Park e i canali in autostrade veloci e trafficate”. L’ultimo esempio viene dal penultimo weekend di settembre. A Venezia sono arrivate 14 navi da crociera, con una stima di quasi 30 mila turisti sbarcati in poche ore. Nel primo semestre 2018 i passeggeri sono cresciuti del 16 per cento. Nel 2017 furono 480mila, adesso sono saliti a quota 561mila. Ottantamila crocieristi in più in un solo semestre.

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