Se questo è un governo “Frankenstein” (così suole definirlo, fra gli altri, Marco Travaglio), il disegno di legge firmato dal senatore Simone Pillon è in sintonia con le mostruosità, ricorda “Il ritratto di Dorian Gray”. Dietro il bell’aspetto della bigenitorialità il ddl Pillon cela un’anima oscura e vendicativa contro diritti di donne e bambini. Il ddl su Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità presentato lunedì in Commissione Giustizia in Senato con l’obiettivo di modificare la legge 54/2006 prevede il mantenimento diretto dei figli, cancella l’automatismo dell’assegno di mantenimento al coniuge, prevede che il coniuge che abbia l’assegnazione della casa coniugale corrisponda un canone d’affitto all’altro coniuge. Non solo. Impone obbligatoriamente la mediazione familiare (vietata dalla Convenzione di Istanbul nei casi di violenza ma il testo non ne tiene conto) e tempi paritetici di frequentazione dei figli (minimo 12 giorni di pernottamento). Senza alcuna distinzione di età o condizioni di vita: bambini, adolescenti o neonati allattati ancora dalla madre diventerebbero pacchi postali, spostati dalla casa di un genitore a quella dell’altro.

Questa legge più che una riforma è una controriforma. Un colpo di spugna sui diritti delle donne e dei minori. La legge infatti non tiene in alcuna considerazione le disparità economiche e occupazionali tra uomini e donne che caratterizzano ancora la società italiana. L’Italia è penultima in Europa per l’occupazione femminile ed è seconda persino a Malta. Il precariato ha penalizzato fortemente le madri lavoratrici che rischiano di perdere il lavoro. I tagli al welfare hanno reso inconciliabile lavoro e maternità e molte donne decidono di lasciare il lavoro per dedicarsi alla cura dei figli in accordo col marito. Le politiche dei governi che si sono succeduti negli ultimi 30 anni hanno ostacolato l’evoluzione di ruoli e pari condizioni economiche di uomini e donne all’interno della famiglia.

I congedi per paternità e maternità obbligatori e di pari durata e non cedibili, adottati da diversi paesi europei (in Svezia fin dagli anni 70) in Italia sono ancora una chimera. Ora sul ddl piovono critiche. L’avvocata Titti Carrano ha criticato un testo di legge che renderà difficile la separazione per le donne che dovrebbero affrontare difficoltà economiche ancora più grandi ed ha stigmatizzato l’assenza di violenza assistita dalle cause di esclusione dell’affidamento. L’associazione nazionale D.i.Re ha promosso una manifestazione che si terrà il 10 novembre  a  Roma  e invita a firmate una petizione online contro questo disegno di legge. Ma i difetti del ddl Pillon non sono ancora finiti.

Tra i peggiori c’è l’affievolimento di tutele per le donne e i minori vittime di violenza e maltrattamento. La violenza esclude l’affidamento dei figli (e anche la povertà equiparata alla violenza).  Non ci si deve fare ingannare perché l’affidamento ha solo una valenza giuridica e ben altra cosa è la frequentazione, che a mio avviso il ddl cerca di garantire comunque. Il genitore cui sono affidati i figli in via esclusiva deve favorire e garantire “in ogni modo” la frequentazione dei figli minori salvo che ciò non sia stato espressamente vietato dal giudice “con provvedimento motivato” quindi non basterà nemmeno la sentenza passata in giudicato per violenze che già comporterebbe anni di attesa in balìa di violenze senza tutele.

Ricordate Federico Barakat, assassinato dal padre o i fratelli Iacovone e quel bambino abusato dal padre pedofilo addirittura in casa famiglia? Quante volte le madri hanno atteso invano di essere protette insieme ai figli da violenze?

La tutela dei minori deve prevenire violenze e quanto tempo e come bambini dovrebbero attendere per “un provvedimento motivato” che li salvi da padri (o madri) inetti? Non solo “il genitore cui i figli non sono affidati ha il diritto ed il dovere di vigilare sulla loro istruzione ed educazione e può ricorrere al giudice quando ritenga che siano state assunte decisioni pregiudizievoli al loro interesse”. Salvo espressa condanna dell’uomo, le donne saranno inevitabilmente portate a mantenere rapporti con uomini violenti persino con l’affidamento esclusivo in caso di violenze ed esposte a controlli e vessazioni o rivalse.  Starebbe infatti al giudice il compito di recuperare la “capacità genitoriale dei figli”  rimuovendo le cause che hanno portato all’esclusione dell’affidamento. E come? Con una ramanzina?

Continua la raccolta di firme contro il Ddl Pillon lanciata da D.i.Re Donne in Rete contro la violenza su Change.org….

Pubblicato da D.i.Re Donne in Rete contro la violenza su Lunedì 10 settembre 2018

L’avvocato Andrea Coffari presidente del Movimento per l’infanzia promette battaglia contro ddl Pillon “un testo delirante che se fosse approvato sarebbe una vergogna per l’Italia”. Nel suo libro “Rompere il silenzio. Le bugie che gli adulti si raccontano” ha denunciato la rivittimizzazione di minori violati sulla base di una patologia inesistente, la sindrome di alienazione parentale (pas), sostenuta da teorie filo pedofile. Ebbene il ddl Pillon introduce la pas: se un bambino dovesse rifiutare un genitore o un altro parente, sarà preso e rinchiuso in casa famiglia senza che si accenni a verifiche sui motivi del rifiuto. L’altro genitore perderebbe l’affidamento. E’ un invito al silenzio per bambini e soprattutto genitori che vogliono tutelare i figli da partner violenti.

Questa legge è un testo ostile alle donne e ai bambini che ha l’obiettivo di riportare il diritto di famiglia indietro di 50 anni: più potere e meno responsabilità, in nome del padre.

@nadiesdaa

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