Il filosofo è colui che si meraviglia del mondo e si interroga su questa meraviglia, si meraviglia attraverso la contemplazione, i primi filosofi sono stati dei guardoni della natura. Anche Dio, per chi ci crede, è un guardone: “Attento che Dio ti vede”. Dio è anche un esibizionista, apre l’impermeabile del Creato per mostrarci il suo mistero. Ho conosciuto un esibizionista che apriva l’impermeabile per mostrare i suoi nei, aveva dei nei meravigliosi, ma la gente si concentrava su altre parti, era un esibizionista incompreso. Sto divagando, adoro divagare. Divago, quindi sono. Che cosa sono? Un voyeur.

Un guardone. Contemplare è la forma più alta di conoscenza e di amore. Nell’etimologia di contemplare c’è l’idea di uno spazio celeste delimitato. I guardoni si portano dentro sempre un pezzetto di cielo, ma non voglio sembrarvi troppo lirico, a me piace guardare le donne: l’altra metà del cielo. Per fortuna le donne sono fatte di carne. Carne celeste, dio quanto mi eccitano gli ossimori!

Non starei mai con una donna che non volesse farsi contemplare mentre fa l’amore (non faccio distinzione tra sesso e amore, è sempre amore) con un altro uomo, la lascerei subito. Non vuoi farmi le corna? Ti lascio! Ho bisogno di contemplarla con un altro, ne ho bisogno per conoscerla meglio, un altro uomo per il solo fatto di essere un altro, tirerà fuori dal corpo della “mia” donna segreti a me sconosciuti. Non sono solo un guardone intimo, privato, adoro anche guardare le donne degli altri, le passanti, le sconosciute, incontrate per le strade di una città o nello scompartimento di un treno, come nel caso del film che allego a questo mio intervento.

Ho un erotismo retinico, cristallino, ottico. Attraverso lo sguardo nutro la mia immaginazione, la mia mente. E capita questa magia: nel momento stesso in cui guardo, la mia immaginazione agisce e trasforma quello che vedo in desiderio. Non posso vivere senza desiderare. Non posso vivere senza immaginare. I guardoni sono esseri altamente spirituali, chi li considera dei maniaci non ha capito nulla e non capirà mai nulla. C’è nulla di più delizioso di un vecchietto che di notte spia le effusioni delle coppiette in un parco? Spero di diventare quel vecchietto un giorno. Un vecchietto ancora desiderante, un vecchietto che si annoia a morte se parla di radiografie o artrosi, un vecchietto ancora innamorato della vita.

Eros è un dio che agisce sul nervo ottico e usa il nervo ottico come una catapulta verso il territorio dell’immaginazione desiderante. Mantenere uno sguardo puro e innamorato delle forme è necessario per sentirsi ancora uomini liberi, non farsi addomesticare lo sguardo da una società che teme il desiderio libero, questo è il nostro compito. Il contrario del guardone è lo sguardo vitreo delle telecamere di sorveglianza, dove c’è sorveglianza c’è sempre la punizione, ce lo ha insegnato Foucault in Sorvegliare e punire.

Viviamo in una società che ci sorveglia per punirci. Quando lo sguardo diventa vigilanza, il desiderio è perduto e la libertà non è che un fantasma. Per tornare ad essere liberi bisogna tornare a vivificare il nostro sguardo attraverso il desiderio, se introiettiamo lo sguardo vitreo delle telecamere diventiamo automi e siamo già morti. Quindi, ben venga il vecchiettino guardone nel parco, in lui l’umanità ha ancora una speranza di salvarsi, in lui l’umanità è ancora desiderio.

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