Un’Asl abruzzese stanzia migliaia di euro all’anno per consentire a un suo pazienze di curarsi col Metodo Di Bella, la nota terapia alternativa contro il cancro sperimentata e poi messa al bando dalla comunità scientifica. Succede nel distretto sanitario di base Val Vibrata Sant’Omero, in provincia di Teramo. Un documento ufficiale in possesso de ilfattoquotidiano.it parla chiaro. L’ordinanza, la numero 1386 dell’Albo aziendale Asl, è recentissima, risale infatti al 18 luglio e ha per oggetto la “somministrazione gratuita di farmaci del multitrattamento Di Bella”. A tal fine, l’azienda sanitaria locale autorizza il rimborso di 3500 euro, 7mila per l’intero 2018, a una farmacia privata della zona perché “tali farmaci non vengono erogati dalle farmacie ospedaliere di questa Asl ma, in regime di esclusiva, dalla farmacia territoriale” e per «non interrompere il trattamento farmacologico essenziale alla grave condizione patologica del paziente”, c’è scritto nell’atto pubblico.

Com’è possibile che sia stato autorizzato questo trattamento antitumorale ripudiato dalla medicina ufficiale a base di somatostatina, bromocriptina, melatonina, adenosina e vitamine? L’Asl teramana replica chiamando in causa il tribunale di Brindisi, che già nel 2010 aveva sentenziato che il servizio sanitario nazionale dovesse pagare le spese della multiterapia Di Bella a un malato di cancro. Dal 2013 quest’ultimo vive nel Teramano, e così a finanziargli le cure non è più l’Asl pugliese, ma quella abruzzese. E il paziente è ancora in vita. “Noi ottemperiamo a quanto disposto dal giudice di Brindisi perché le sentenze non vanno interpretate, ma eseguite. Il giudice ha disposto che è un diritto del paziente la somministrazione di farmaci volta non solo alla sua guarigione, ma anche a riacquisire funzioni compromesse e al recupero delle condizioni generali della persona” ha spiegato il direttore amministrativo dell’Asl di Teramo Maurizio Di Giosia.

Il Metodo Di Bella, un cocktail di sostanze in buona parte naturali, conobbe il suo momento di gloria alla fine degli anni Novanta quando il suo fautore, l’anziano professor Luigi, andava in tv a pubblicizzarne l’efficacia. “Ho curato più di diecimila pazienti, e senza gli effetti collaterali della chemioterapia” affermava il camice bianco emiliano, col suo aspetto candido e bonario. Celebri i bracci di ferro mediatici dell’epoca contro la scetticissima oncologia tradizionale. Il medico divenne, per tantissimi malati, l’uomo della speranza, e l’allora ministro della sanità Rosi Bindi fu costretto ad avviarne la sperimentazione a furor di popolo. I risultati, però, non corrisposero alle enormi aspettative generate, i riscontri – si disse – non arrivarono e il «Metodo» venne bollato come inefficace. Ma c’è ancora qualche dottore che prescrive le preparazioni galeniche ai suoi pazienti, il più conosciuto tra i quali è Giuseppe Di Bella, figlio dello scomparso Luigi.

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