L’immagine della comunità del Forteto alla fine è stata oscurata da una condanna esemplare: i 15 anni e 10 mesi che la Cassazione, nel dicembre 2017, ha inflitto a Rodolfo Fiesoli, che si faceva chiamare il Profeta e che è stato ritenuto responsabile degli abusi psicologici e sessuali avvenuti nella struttura nei confronti di minori e disabili dati loro in affidamento dal tribunale dei minori. Ma per anni la comunità, tra Vicchio e Dicomano, è stata un fiore all’occhiello della sinistra, un’esperienza economica e sociale all’avanguardia.

Basti il fatto che sul Forteto il consiglio regionale toscano ha dovuto dedicare addirittura due commissioni di inchiesta per capire quali e quanti fossero i rapporti della comunità con la politica. La prima ha lavorato dal 2012 al 2013 per verificare le numerose storie di abusi. “Uscì fuori un vaso di Pandora”, ricorda il presidente della commissione Stefano Mugnai, Forza Italia. Prima di iniziare il lavoro, il presidente del consiglio regionale Alberto Monaci (ex Dc e poi Pd) gli raccomandò prudenza e cautela. La commissione andava infatti a toccare i fili di un’inchiesta scottante e il rischio di bruciarsi e di non portare a termine con efficacia i lavori poteva essere alto. Dal 2015 al 2016 è entrata in azione invece la seconda commissione, stavolta presieduta dal democratico Paolo Bambagioni per capire quali connessioni politiche abbiano consentito uno scandalo come quello del Forteto.

Chi ad esempio si candidava nel Mugello veniva portato dai dirigenti locali del centrosinistra a visitare il Forteto. Come ad esempio l’ex pm Antonio Di Pietro e l’ex senatrice Vittoria Franco. Ma non solo loro. Dal Forteto sono passati, tra gli altri, anche Piero FassinoSusanna Camusso e  Livia Turco. Sindaci e dirigenti locali del centrosinistra invitavano i big per mostrare loro il Forteto e i suoi prodotti agricoli. Nella relazione conclusiva della seconda commissione si parla di “turisti per caso”: politici che venivano portati a visitare “un’esperienza comunitaria e cooperativistica di valore”, ma senza conoscerla o avere legami.

Tuttavia la lunga processione di politici, dirigenti regionali e sindacalisti della sinistra al Forteto, che si trova tra Vicchio e Dicomano, in provincia di Firenze, rende l’idea della capacità gelatinosa di Fiesoli e dei suoi compari nello stabilire relazioni eccellenti. “Politica e Forteto hanno interagito lungo due binari distinti – si legge nella relazione della commissione consiliare -: un primo, più superficiale, che vede protagonisti politici nazionali e qualcuno di livello regionale come i vertici della Regione; un secondo più profondo e articolato che riguarda quanti hanno esercitato ruoli politici e nelle istituzioni a livello locale, comunale o metropolitano”.

Esemplare l’audizione di Di Pietro che racconta come nel 1997, quando era candidato nel Mugello per l’Ulivo, fu il comitato elettorale locale a pianificargli l’incontro con Fiesoli e sodali. Di Pietro in seguito scriverà la prefazione al libro di Lucio Caselli, Il Forteto. Storie e realtà raccontate dal medico di famiglia, edito proprio dal Forteto. E grazie ai buoni uffici dell’allora senatrice Vittoria Franco i responsabili del Forteto ottennero di presentare nella sala Spadolini di Palazzo Madama un proprio libro, Una scuola per l’integrazione.

Ma non solo la politica è stato il terreno di accreditamento della banda di Fiesoli. Anche il mondo sindacale, soprattutto di sinistra, e persino il mondo cattolico. Molti i personaggi contattati dal Fiesoli che coltivava rapporti ossequiosi con una certa sinistra cattolica. Così sfruttando i rapporti con nomi altisonanti, il Forteto ha potuto mettere in scena, dentro le sue stanze e le sue mura, gli abusi più osceni. In nome di Dio (cattolicissimi Fiesoli e i suoi amici) e contro Dio.

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