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Ultimo aggiornamento: 19:15 del 6 Luglio 2018

Il racconto dell’attivista milanese bloccata in Turchia per undici giorni: “È stato un incubo, ho temuto il peggio”

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“È stato un vero incubo, ho temuto il peggio. Su di me c’era l’accusa pendente di propaganda terroristica. Pensavo che avrebbero potuto portarmi in carcere e punirmi in qualche modo”. Sono le parole dell’attivista milanese, Cristina Cattafesta, per 11 giorni bloccata a Gaziantep, in Turchia, in un centro di espulsione. La donna si era recata nel Kurdistan turco per seguire il corretto svolgimento delle elezioni presidenziali dello scorso 24 giugno. “Non potevo comunicare con nessuno e non avevo idea di quello che mi sarebbe accaduto” ha raccontato al Fatto.it appena atterrata in Italia dopo la liberazione, avvenuta il 6 luglio.

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