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Chieti, il mediatore che ha parlato per ore con Fausto Filippone: “La bimba era sotto choc e capiva il dramma”

Massimo Di Giannantonio ha cercato di convincere per sette ore il manager a non compiere l'omicidio-suicidio. Durante la trattativa l'uomo era come "un muro", ha spiegato a Radio Capital lo psichiatra. "Diceva che nella sua mente non c'era né la possibilità di essere perdonato né di comprendere le ragioni di quello che aveva fatto"
Chieti, il mediatore che ha parlato per ore con Fausto Filippone: “La bimba era sotto choc e capiva il dramma”
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Ha cercato per sette ore di convincere Fausto Filippone a non uccidersi e a non buttare dal viadotto della A14 anche la figlia Ludovica. Durante quell’interminabile trattativa, poi finita con la morte di entrambi, ha parlato con il manager 49enne dei suoi problemi. Fra questi, ha dichiarato Massimo Di Giannantonio ai microfoni di Radio Capital c’è “la morte della madre Lidia”, avvenuta il 18 agosto scorso.

“Filippone ha detto che la sua vita era irreversibilmente iniziata a cambiare in termini intollerabili 15 mesi prima“, ha spiegato lo psichiatra. “E tra gli episodi che l’hanno resa intollerabile, ha parlato anche della perdita della madre”. I giornalisti hanno poi chiesto a Di Giannantonio come abbia vissuto il dramma la piccola Ludovica, che secondo gli inquirenti si è incamminata sul cavalcavia mano nella mano con il padre. “La bimba era sotto choc. Si rendeva conto del dramma che stava vivendo e che non aveva nessun tipo di difesa dal padre”. La ragazzina è stata gettata giù dopo l’inizio delle trattative. Soltanto dopo Filippone ha deciso di raggiungerla, buttandosi a sua volta.

“Mi sono trovato davanti a un muro. Filippone diceva che nella sua mente non c’era né la possibilità di essere perdonato né di comprendere le ragioni di quello che aveva fatto”, ha aggiunto Di Giannantonio, confermando di aver fatto il possibile per convincere l’uomo a non compiere il folle gesto. “Nella sua mente tutto era già finito”, ha concluso lo psichiatra.

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