L’intera esistenza di Hawking dimostra come la forza del pensiero e dell’immaginazione possa vincere anche i limiti fisici imposti da una malattia neurodegenerativa debilitante come la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), che lo aveva colpito da giovane. La mente umana è in grado di vedere il futuro per immaginare di trovarsi lì. E Hawking sapeva farne tesoro. Sapeva usarla bene, per volare negli spazi sconfinati del cosmo. Fino alle sue origini, fino al Big Bang.

“Le sue conferenze avevano sempre un grande impatto emotivo – ricorda Masiero, che ha incontrato un paio di volte Hawking in occasione di seminari scientifici-. Si percepiva un forte contrasto, da una parte tra i limiti fisici di un uomo che per la sua malattia sembrava aver perso la sua unità con l’universo e, dall’altra, dell’influenza enorme di una mente che andava su questioni su cui l’uomo si è sempre interrogato: l’origine e la fine dell’universo, e il senso stesso della sua evoluzione. Nonostante fosse completamente limitato nel corpo, infatti – aggiunge Masiero – parlava e immaginava un universo senza confini”. 

Sognava, Hawking. Di fluttuare in assenza di gravità, per liberarsi del peso di un corpo che per un’intera esistenza era stato per lui una prigione. Aveva già prenotato un posto tra i primi turisti spaziali del futuro e, nell’attesa, aveva avuto la fortuna di volare, come fanno gli astronauti che si addestrano per andare nello spazio, su aerei dove, con particolari traiettorie paraboliche, per brevi momenti si può provare l’ebrezza di sentire l’assenza del peso del proprio corpo.

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Stephen Hawking, sognava di superare Einstein e scommetteva enciclopedie di baseball con il premio Nobel Thorne

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