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Risultati elezioni 2018, le sette lezioni che la sinistra deve imparare - 2/3

Risultati elezioni 2018, le sette lezioni che la sinistra deve imparare - 2/3
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3) Opinion faker. Il risultato elettorale decreta, se ce ne fosse bisogno, la fine dei giornali e telegiornali come ‘opinion maker’. A parte Enrico Mentana, tutti i grandi tg e quotidiani erano inclini all’inciucio Pd-Forza Italia. La campagna per Renzusconi contro il M5S e la Lega ha però avuto un effetto opposto. Stufi di allarmi democratici (talvolta giustificati, talvolta meno) sui rigurgiti fascisti, su inesistenti alleanze tra Grillo e Putin, sull’albero Spelacchio, i lettori hanno prestato poca fede agli ‘opinion faker’. Così hanno avuto un impatto limitato anche le belle inchieste delle Iene sulla falsa restituzione dei soldi da parte di alcuni parlamentari grillini. Esemplare il tonfo di Marco Minniti, osannato dai media come l’uomo nuovo della sinistra italiana e sconfitto nel collegio uninominale da Andrea Cecconi, il primo parlamentare del M5S beccato dalle Iene con le mani nella marmellata dei falsi bonifici al microcredito. I media main-stream hanno un problema di ‘rappresentanza’. Lega e M5S hanno collezionato il 50 per cento dei voti, con Fratelli d’Italia arriviamo al 55 per cento. Forza Italia e il Pd non hanno raggiunto insieme il 35 per cento nonostante l’appoggio del 90 per cento di tg e quotidiani.

4) La fine dell’ottimismo. La tecnica comunicativa di Renzi e Berlusconi, come spiega Andrea Scanzi nel suo bellissimo spettacolo Renzusconi, ha imitato per decenni lo spot di Tonino Guerra. Il grande scrittore e sceneggiatore sotto l’insegna della grande catena di elettronica esultava: “L’ottimismo è il profumo della vita!”. Quel modulo funziona se lo sfondo è un cielo azzurro. Se fai l’ottimista nel cuore della tempesta ti prendono per matto e ti girano le spalle. Renzi non ha mai messo la faccia sulle situazioni di crisi, dalla Embraco a Macerata, perché voleva trasmettere l’immagine di un’Italia in ripartenza e felice grazie ai suoi governi. La Lega e il M5S invece hanno sfruttato le crisi per parlare all’Italia che soffre le conseguenze dell’immigrazione e della globalizzazione. Magari non hanno detto la verità sulle soluzioni. Magari non si possono chiudere le frontiere e trattenere le fabbriche ma almeno i cittadini non si sono sentiti presi in giro da uno che sorrideva davanti alle loro tristi giornate.

5) Reddito e fritture. Il Sud è in balia del M5S. Al clientelismo individuale i cittadini hanno preferito una proposta ‘erga omnes’. Meglio il reddito di cittadinanza di Di Maio (se, quando e quanto arriverà) della frittura di pesce di De Luca. Meglio il sogno di un diritto domani del favore effimero oggi. Esemplare il destino del re delle fritture di pesce: Francesco Alfieri, è finito terzo nel collegio di Agropoli. Il M5S ha raccolto anche un dividendo dalle posizioni intransigenti sulla corruzione. L’inchiesta di Fanpage non ha fatto bene al Pd campano. Piero De Luca è stato quasi doppiato nella sua Salerno dal candidato M5s Provenza.

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