Il Movimento 5 Stelle, a differenza delle altre forze, non ha reso pubblico un quadro di finanza pubblica per i prossimi cinque anni, “limitandosi a indicare l’obiettivo di ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil di 40 punti percentuali nel prossimo decennio”, premettono gli economisti dell’Osservatorio. Il Blog delle stelle ha peraltro preannunciato “una riflessione su 10-15 miliardi di maggiore deficit annuo che comunque, partendo da una base programmatica dell’1,6 di deficit/Pil 2018, ci terrebbe ancora abbondantemente sotto il vetusto e stupido parametro del 3 per cento”. Con un deficit del 3 per cento del Pil, però, “ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil di 40 punti percentuali in 10 anni richiederebbe un tasso di crescita del Pil nominale del 7,7 per cento l’anno: 5,7 per cento in termini reali assumendo un’inflazione al 2 per cento, un ritmo di crescita vicino a quello cinese“.
Escludendo che l’Italia possa crescere come la Repubblica popolare, non è chiaro secondo l’Osservatorio come l’M5s punti a ottenere questo risultato mantenendo le promesse del programma. Che sono numerose: estensione della no tax area ai redditi sotto i 10mila euro annui (dagli 8mila attuali), riforma delle aliquote Irpef, riduzione dell’Irap, abolizione della riforma Fornero, reddito di cittadinanza, maggiori aiuti alle famiglie e più investimenti produttivi, per limitarsi alle voci più rilevanti. Il costo complessivo è di circa 103 miliardi, con fonti di copertura “limitate a 39 miliardi” e “uno squilibrio di 64 miliardi (3,2 per cento del pil)”. Gli economisti che lavorano con Cottarelli non hanno considerato tra le coperture i “50 miliardi di tagli agli sprechi e ai costi della politica” indicati nel programma tranne che “per le misure definite in modo abbastanza chiaro”, per esempio pensioni d’oro, vitalizi, affitti d’oro e taglio delle auto blu. In compenso hanno dato per buona, come stima dei costi del reddito di cittadinanza, quella dell’Istat, contestata da lavoce.info secondo cui le maggiori uscite ammonterebbero a quasi 29 miliardi e non 14,9.
Se non fossero trovate ulteriori fonti di copertura, è la conclusione, realizzare le promesse porterebbe a “un deterioramento del bilancio primario da un avanzo dell’1,7 per cento del Pil nel 2017 a un deficit dell’1,5 per cento nel 2022”. Risultato: “il rapporto tra debito pubblico e Pil aumenterebbe nei prossimi anni raggiungendo il 138,4 per cento del Pil nel 2022, in chiara controtendenza rispetto all’obiettivo di riduzione di 40 punti percentuali. L’effetto cumulato sul debito delle misure senza adeguata copertura ammonterebbe nel quinquennio a 205 miliardi di euro, compresa la maggiore spesa per interessi”.

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