A pranzo con Matteo Renzi alla Casa del popolo Corazza di Bologna, fortino della sinistra storica,  Pier Ferdinando Casini la butta sulla “bolognesità”: “Qui ci sono sempre entrato, sono bolognese, il mio sangue è rossoblu, non cambia niente, per me è la continuità. Tifiamo tutti per il Bologna e non c’è problema”. Così l’ex leader Udc, oggi in corsa nel collegio di Bologna con il centrosinistra, prima di mettere la sciarpa coi colori della sua città attorno al collo del segretario del Pd. “Non sono diventato comunista perché non faccio la plastica facciale e credo che la maggiorate della gente che è qui, per come intendete voi la parola comunista, non lo sia. Oggi mi sento un moderato che fa l’accordo con il Pd perché abbiamo un interesse comune: salvare l’Italia”. Poi tra un ritratto di Berlinguer e il “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo, attacca Lega e Cinque Stelle, “i nuovi barbari da fermare. L’unica coalizione che può farlo è la nostra, l’unione delle forze democratiche e progressiste”. E sull’antica amicizia politica con Bossi: “Ero alleato con una Lega molto diversa, federalista, che non era iscritta al gruppo neofascista della Le Pen al Parlamento Europeo come quella di Salvini. Credo che assistiamo un mutamento genetico nella Lega molto importante: un tempo la coalizione di centrodestra aveva un Carroccio al 4%, oggi è un partito trainante”. E ancora: “E’ tutto cambiato ma io, in tutto il mio cammino politico, sono sempre rimasto coerente”

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