Durante l’intervista a Lucia Annunziata a In Mezz’ora in più, su Rai3, Silvio Berlusconi, sostenendo la necessità di un “Piano Marshall” per l’Africa come strumento per fronteggiare l’immigrazione, ha raccontato di nuovo (con nuovi dettagli) l’aneddoto in cui lui si è ritrovato a guardare la tv con una tribù della giungla del Congo, spiegando che è il modo in cui i 6 miliardi che vivono in Paesi meno sviluppati hanno saputo quello che prima non sapevano, cioè il benessere del resto della popolazione mondiale. Berlusconi ha raccontato così la sua trasferta nella giungla:

“Io ero in Congo per fare quello che è il mio sport preferito, costruire ospedali per bambini. E mi si dice se volevo visitare un sera una tribù vicino a noi, nella giungla. Ho accettato con piacere e siamo andati alla tribù, non collegata all’elettricità, ma tutti erano nella parte centrale del villaggio a guardare la televisione. E come fa a funzionare la televisione? I cinesi che stanno conquistando completamente l’Africa, non c’è negli ultimi due anni un contratto d’appalto di cui io sia a conoscenza che non sia finito ad imprese pubbliche o parapubbliche cinesi.

Bene, i cinesi avevano regalato a questa, e a diverse altre tribù, uno schermo enorme, non l’avevo mai visto così grande, e una batteria con dei pedali intorno su cui i ragazzini della tribù, il pomeriggio, si divertivano, caricando la batteria che consentiva tre ore di visione della televisione. Io fui messo di fianco a un bel ragazzo, circa vent’anni a piedi nudi, aveva addosso una maglietta che poi parlando con lui mi disse essere la stessa da cinque anni, e quando finì la televisione cominciai a parlare con lui e mi disse che da alcuni mesi, da quando avevano visto la vita nostra nella televisione, i discorsi tra lui e i suoi coetanei erano soltanto discorsi che tendevano a fare un progetto di partenza da lì per arrivare in Italia e in Europa“.

Per la cronaca Lucia Annunziata ha chiesto a Berlusconi quando è successo e l’ex premier ha risposto, con qualche istante di pausa nello sforzo di ricordarsi, che è avvenuto nel 2012, dopo quello che chiama “il colpo di Stato” del 2011, cioè le sue dimissioni per via dell’emergenza spread.

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