C’è chi sperava che Jorge Mario Bergoglio non fosse mai eletto. E oggi c’è chi, soprattutto tra le gerarchie della Chiesa cattolica, spera che il pontificato di Francesco sia presto archiviato. Come è noto, già nel conclave del 2005 l’arcivescovo di Buenos Aires fu un candidato molto forte alla successione di san Giovanni Paolo II. Ma alla fine per Joseph Ratzinger fu assai semplice, in appena quattro votazioni, indossare l’abito bianco che per ben 27 anni era stato del suo amico Karol Wojtyla.

Otto anni dopo, nel conclave del 2013, il testa a testa fu tra l’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, e Bergoglio che aveva già superato ampiamente la soglia dei 75 anni, l’età canonica delle dimissioni. Dimissioni, però, che Benedetto XVI non aveva accettato e che, forse, sono state determinanti per l’elezione al pontificato.

Un’elezione già allora indigesta a diversi porporati elettori in quel conclave come ha rivelato uno degli uomini più vicini a Francesco, il cardinale Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, nel libro del vaticanista di Mediaset, Fabio Marchese Ragona, intitolato Tutti gli uomini di Francesco (San Paolo). Il porporato salesiano, arcivescovo di Tegucigalpa in Honduras e coordinatore del “C9”, il consiglio dei cardinali che aiutano Bergoglio nella riforma della Chiesa, non usa mezze parole, come del resto è nel suo stile, per bollare Urbi et Orbi le cordate che nel conclave hanno cercato di far abortire il pontificato di Francesco.

“Quando iniziò a delinearsi la figura dell’arcivescovo di Buenos Aires come possibile nuovo Pontefice – scrive Maradiaga – le famose cordate clericali di cui oggi Francesco parla tanto, iniziarono a muoversi per ostacolare il disegno di Dio che stava per realizzarsi. Qualcuno, che sosteneva altri cardinali papabili, addirittura mise in giro la voce a Santa Marta che Bergoglio fosse ammalato, che fosse senza un polmone. Fu a quel punto che presi coraggio, parlai con altri cardinali e dissi: ‘Va bene, andrò io a chiedere all’arcivescovo di Buenos Aires se le cose stanno davvero così, se è davvero ammalato’. Quindi – prosegue il porporato – andai a trovarlo: chiesi scusa per la domanda che stavo per fare ma il cardinale Bergoglio, molto sorpreso per il quesito posto, mi confermò che a parte un po’ di sciatica e un piccolo intervento al polmone sinistro per la rimozione di una ciste quando era ragazzo, non aveva grossi problemi di salute”.

Nel testo di Marchese Ragona, che contiene le interviste a numerosi cardinali elettori nominati da Francesco, ci sono anche le risposte a diversi quesiti che ruotano attorno alle nomine del Papa. “I porporati – scrive l’autore – svelano anche i motivi dietro a molte scelte di Bergoglio, finora rimasti inediti: perché, ad esempio, il Papa non comunica mai in anticipo l’elenco dei nuovi cardinali? Perché molte diocesi, storicamente cardinalizie, con Francesco non hanno più la porpora? Questi e altri dubbi vengono oggi risolti dalla viva voce dei diretti interessati”.

Nelle pagine del volume non mancano riflessioni importanti anche sul delicato tema della pedofilia del clero. Parole che arrivano proprio mentre l’uomo scelto dal Papa per attuare la linea della tolleranza zero sugli abusi sessuali sui minori da parte di alcuni sacerdoti, il cardinale Sean Patrick O’Malley, ha attaccato Francesco per le sue affermazioni sul vescovo di Osorno, Juan Barros, accusato di aver coperto il prete pedofilo Fernando Karadima.

“Abbiamo ascoltato chiara – afferma il cardinale Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Santiago del Cile – la voce di condanna da parte del Papa Francesco e il suo pressante appello a un deciso impegno nella lotta contro ogni abuso. La Chiesa cilena, ferita da questo flagello, segue da anni un protocollo severo sul tema e ha formato migliaia di agenti pastorali in merito a prevenzione e pedagogia, per la creazione di spazi sicuri nelle comunità parrocchiali, nelle scuole e nei movimenti”.

Il volume di Marchese Ragona è ricchissimo anche di episodi molto divertenti della vita privata dei più stretti collaboratori di Francesco. In primis c’è sicuramente quello raccontato dal Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin. “Alcuni mesi dopo l’ingresso in seminario, scrissi sul bollettino Chiesa viva che mi sarei aspettato che si pregasse di più, mettendo ovviamente in agitazione il vescovo mons. Zinato, che mi fece convocare dal rettore mons. Sartori (poi vescovo di Adria-Rovigo e arcivescovo di Trento). Tutto si chiarì sul momento… ma riconosco che ero un ragazzo un po’ troppo idealista, scrupoloso e zelante (cosa che alla mia età spero di essere ancora, senza il troppo, però!)”.

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