La Turchia ha lanciato un’offensiva terrestre e aerea contro la milizia curda Unità di Protezione Popolare (Ypg) nel nord della Siria, in un’operazione guardata con timore da Washington, alleata ai curdi nella lotta all’Isis. Denominata “Ramo d’olivo“, la missione è stata annunciata dall’esercito di Ankara, che ha detto sarà condotta “nel rispetto dell’integrità territoriale siriana”. L’obiettivo della Turchia è colpire quella che vede come l’incarnazione siriana degli autonomisti curdi del Pkk, ma “anche l’Isis“, stando alle parole che arrivano dal presidente Recep Tayyp Erdogan. Una decisione che ha sollevato polemiche, dal momento che obiettivi legati ai jihadisti in quell’area non ce ne sono.

I bombardamenti si concentrano su Afrin, la città nel nord-ovest della Siria controllata dal 2012 dagli uomini delle Ypg, le milizie legate al partito curdo Pyd e sostenute dagli Usa. Al momento si ha notizia di sette civili e tre combattenti curdi morti nei raid turchi. Erdogan ha avvertito i curdi in Turchia di non scendere in piazza per protestare contro le operazioni militari in corso: coloro che risponderanno agli appelli dei leader che invitano a manifestare “pagheranno un prezzo alto“, ha ammonito il presidente turco. “È una lotta nazionale. Schiacceremo chiunque si oppone alla nostra lotta nazionale”, ha scandito. Erdogan sostiene che Afrin sia un’area a maggioranza araba e che la Turchia è determinata a riportarla sotto la giusta sovranità. “Più tardi, ripuliremo il nostro Paese fino alla frontiera irachena da questa barriera di terrore che tenta di assediarci”, ha concluso.

Afrin è in mano alle forze curde Ypg, milizia considerata da Ankara un’organizzazione terrorista, ma alleata degli Stati Uniti nella lotta contro lo Stato islamico. La Turchia accusa l’Ypg di essere un ramo siriano del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che da oltre trent’anni nel sud-est turco combatte il potere centrale ed è considerato da Ankara e dai suoi alleati come un’organizzazione terroristica. L’Ypg è stata anche un alleato imprescindibile per gli Usa, partner della Turchia nella Nato, nella lotta contro l’Isis.

La milizia curda ha avuto un ruolo chiave nella cacciata dei jihadisti da tutti i loro principali feudi in Siria. La Russia si è definita “preoccupata” dall’offensiva e ha chiesto “moderazione”, mentre il ministro degli Esteri siriano Fayçal Mekdad giovedì aveva detto che l’aviazione di Damasco abbatterà qualsiasi velivolo militare turco entri nel suo spazio aereo. La Turchia ha fatto sapere di aver informato Damasco dell’offensiva, “secondo la legge internazionale“, ma il regime del presidente Bashar Assad ha smentito e “condannato con forza la brutale aggressione turca su Afrin”, tramite l’agenzia di stampa Sana.

Gli analisti ritengono che nessuna vasta offensiva militare possa essere lanciata in Siria senza la luce verde della Russia, presente militarmente nella regione e in buona relazione con le milizie Ypg. Il capo dell’esercito turco, il generale Hulusi Akar, e quello dei servizi segreti, Hakan Fridan, sono stati giovedì a Mosca per colloqui. E sabato il ministero della Difesa russo ha annunciato che i militari russi dispiegati nella zona di Afrin sono stati trasferiti altrove, per “impedire eventuali provocazioni” o minacce contro di loro. “Noi non pensiamo che una operazione militare vada nel senso della stabilità regionale, della Siria, della pacificazione dei timori della Turchia per la sicurezza della frontiera”, ha avvertito venerdì un alto responsabile del dipartimento di Stato americano.

I colloqui tra Russia e Usa – E ore dopo l’inizio dell’offensiva Mosca ha fatto sapere che il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha discusso la questione con l’omologo americano, Rex Tillerson. Erdogan ha definito la zona della frontiera irachena, dove l’Ypg ha preso controllo di vaste zone, “corridoio del terrore“. Giorni fa aveva reagito duramente all’annuncio di un piano per costituire una forza di 30mila unità, provenienti in parte dall’Ypg, sotto l’egida Onu per proteggere la frontiera nord della Siria, parlando di “armata del terrore“. Il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, aveva risposto che “la totalità della situazione è stata mal riferita”, ammettendo di “dovere delle spiegazioni alla Turchia”.

Anche la Francia è intervenuta sulla questione: “Questi combattimenti devono essere fermati”, potrebbero “allontanare le forze combattenti curde, che sono al fianco della coalizione antiterrorismo” ha dichiarato la ministra francese della Difesa, Florence Parly. La Francia ha chiesto alla Turchia di mettere fine all’offensiva contro i curdi siriani perché essa potrebbe nuocere alla lotta contro i terroristi dello Stato islamico.

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