La Camera ha approvato la missione militare in Niger. Montecitorio ha dato il via libera della Camera alla risoluzione di maggioranza sulle deliberazioni assunte dal Consiglio dei Ministri il 28 dicembre sulle missioni internazionali nel 2018. Il testo è stato approvato con l’ok di Forza Italia e Fratelli d’Italia mentre la Lega si è astenuta. Contrari Liberi e uguali e Movimento 5 Stelle.

Nel paese del Sahel l’Italia manderà 470 militari: il governo ha annunciato che non sarà una missione combat, ma di controllo dei confini, come il pattugliamento della zona al confine con la Libia, bloccando così i trafficanti che cercano di raggiungere il Paese nord africano. L’Italia avrà il compito di addestrare le forze nigerine al contrasto efficace del traffico di migranti gestito, insieme alla droga alle armi, dalle forze jihadiste presenti sul terrorismo. Ma è noto che il contingente italiano sarà complementare alle forze che la Francia ha schierato nel Paese del Sahel non tanto per “combattere il terrorismo” quanto per difendere i propri interessi – soprattutto le miniere di uranio vitali per il fabbisogno energetico francese, che per l’80% è soddisfatto da centrali nucleari.

“Quando si tratta della sicurezza del nostro Paese, di missioni internazionali, non abbiamo mai fatto mancare il nostro appoggio non al governo ma all’Italia, alla sicurezza del nostro Paese”, spiega Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Nello specifico poi – aggiunge – se questa missione serve a controllare e filtrare l’origine di gran parte dei flussi migratori che attraverso la Libia, attraverso la costa sud del Mediterraneo arrivano in Italia, il nostro voto favorevole è ancor più giustificato”.

“Vigileremo affinché sia questo il compito dei nostri soldati, non quello di difendere gli interessi della Francia in Niger”, il commento di Giorgia Meloni, leader di Fdi, mentre Gianluca Pini, deputato del Carroccio, spiega così il voto del suo gruppo: “La coda di questa legislatura è inusuale, però questo è il nostro impegno istituzionale, valutare ciò che il governo propone. Il quadro resta frammentato e confuso, con una regia non proprio puntale sulle missioni internazionali, perché c’è una dispersione enorme delle professionalità dei militari e delle istituzioni che mandiamo in giro per il mondo, senza che questo porti risultati diretti all’interesse nazionale”.

Da Liberi e Uguali il no “a una missione militare che dietro la retorica del contrasto all’immigrazione nasconde interessi neocoloniali che rischiano di trascinare l’Italia in una nuova stagione di conflitti nello scacchiere africano”.

Il decreto missioni non prevede solo l’impegno nel Paese del Sahel, ma anche la conferma delle missioni in Afghanistan, Libano, Balcani, Somalia e l’appoggio alle missioni Nato in Lettonia e Turchia. Tra le novità deliberate dal Consiglio dei ministri di dicembre scorso l’invio 400 militari in Libia (consistenza media annuale di 375 unità) per sostegno a carattere umanitario, assistenza e supporto sanitario, addestramento delle forze di sicurezza libiche, supporto alla Guardia costiera libica, ricognizioni in territorio libico, ripristino delle infrastrutture funzionali alla capacità libica di controllo del territorio. Il tutto per fornire “assistenza e supporto al governo di accordo nazionale libico”. Verranno utilizzati 130 mezzi terrestri, oltre a mezzi navali e aerei nell’ambito dell’operazione Mare sicuro. Nel periodo 1 gennaio-30 settembre 2018 questa missione potenziata costerà 34,98 milioni di euro.

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