Forse Spelacchio una chance di rivincita ce l’ha ancora. Se la prima vita non gli ha fruttato granché gloria – ribattezzato così per il suo fogliame non propriamente rigoglioso – potrebbe andargli meglio con la seconda. Il suo destino, infatti, potrebbe non essere la discarica. Così come il cassonetto dell’immondizia non sarà la sorte di tanti altri abeti che si preparano a salutare le piazze e le vie che li hanno ospitati in questo periodo natalizio. E che saranno riciclati, nel segno del rispetto per l’ambiente.

Il progetto più innovativo arriva da Milano. Il Comune ha annunciato che l’abete rosso di piazza Duomo – che oggi, appunto, verrà smontato – rimarrà a disposizione dei cittadini. Sotto altre sembianze, certo. Protagonisti della nuova vita di Vittorio – questo il soprannome dell’albero, posizionato davanti alla galleria Vittorio Emanuele – saranno gli studenti della scuola di Design del Politecnico di Milano. Saranno loro, infatti, a progettare gli arredi urbani che saranno realizzati con il legno riciclato dell’albero. Una giuria voterà le idee più convincenti e selezionerà i finalisti: tra di loro i 4mila iscritti del “Poli” sceglieranno i vincitori. I progetti saranno presentati durante la Design Week milanese, ad aprile, mentre le opere saranno installate entro l’estate nel quartiere di Rogoredo.

Nonostante gli opposti nomignoli e la ben diversa fama, gli alberi di Natale della città eterna – Spelacchio in piazza Venezia e Rigoglio in piazza San Pietro – potrebbero ora condividere la stessa sorte: il riciclo. L’abete scelto dal Comune di Roma per addobbare il piazzale dell’Altare alla Patria, infatti, potrebbe non finire in discarica come previsto dal contratto con i fornitori. Secondo Il Messaggero, l’albero verrà spostato e conservato in un luogo chiuso, forse addirittura in un museo. Pur tra le mille prese in giro, Spelacchio ha attirato troppo l’attenzione di media e social per poter essere semplicemente smontato e gettato nell’immondizia. Un riciclo simbolico, dunque, oltre che ecologico. Così come simbolico è l’utilizzo che anche quest’anno verrà fatto dell’albero di Natale allestito in Vaticano. Come da tradizione, il legno dell’abete arrivato dalla Polonia verrà devoluto in beneficenza e servirà per costruire giocattoli per bambini.

Ma ci sono anche città che non hanno avuto bisogno di inventarsi una seconda vita per la propria flora natalizia. Come a Napoli, dove l’albero della galleria Umberto I, a due passi da piazza del Plebiscito e dal teatro San Carlo, è morto ben prima dell’Epifania. Per tre volte è stato sradicato e trascinato in scooter da vandali per le vie dei Quartieri Spagnoli e altrettante volte è stato recuperato e rimesso al suo posto. Ma l’ultima incursione è stata fatale, e il proprietario del vicino Caffè Gambrinus, donatore dell’abete, ha dato forfait. Nei giorni scorsi un cittadino l’ha sostituito con due agrifogli, confidando forse che le spine avrebbero evitato altri furti.

Ma anche i privati che hanno deciso di addobbare un albero vero – secondo la Coldiretti sono 3,8 milioni gli abeti non sintetici acquistati quest’anno, in crescita rispetto agli anni scorsi – potranno smaltirlo senza sensi di colpa. In diverse città, come Bologna e Firenze, gli alberi possono essere portati nelle apposite stazioni ecologiche per essere trasformati in fertilizzante. In alternativa si possono anche ridurre in pezzi più piccoli e buttare nei cassonetti dell’organico. Ma c’è anche chi fa di più: a Capraia e Limite (Firenze) il Comune si è messo a disposizione per ripiantare gli abeti ancora vivi nei parchi pubblici comunali.

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