Anis Amri, il terrorista dell’Isis che un anno fa fece strage in un mercatino a Berlino e venne poi ucciso da due agenti a Sesto San Giovanni, nel Milanese, non aveva una rete di contatti di terroristi in Lombardia, dove passò in pratica per caso in quanto la sua intenzione era di andare a sud, in Sicilia. E’ emerso dall’inchiesta per terrorismo internazionale e di cui il pm Alberto Nobili, capo del pool antiterrorismo, ha chiesto l’archiviazione. Inoltre, si spiega che Amri quando a 18 anni sbarcò a Lampedusa e venne ospitato in una comunità per minori a Catania aveva un atteggiamento da leader, dirigeva la preghiera islamica collettiva, invitando anche una suora provocatoriamente a parteciparvi e con un gesto di sfida, una volta, fece trovare tutti i crocifissi della struttura appesi al contrario. Negli atti dell’inchiesta della Digos, è segnalato anche che nel settembre del 2016, due mesi prima della strage, il tunisino cercò di recuperare i contatti sui social con persone conosciute nella comunità e, in particolare, con ragazze all’epoca minorenni che aveva corteggiato. Provò a contattare anche l’educatrice del centro che tuttavia non gli rispose. Nelle indagini è evidenziato il suo percorso di radicalizzazione.

Nei mesi scorsi i pm Nobili, Paola Pirotta e Piero Basilone hanno chiesto al giudice di archiviare il fascicolo per terrorismo internazionale a carico di ignoti che era stato aperto dopo che Amri, che aveva compiuto la strage il 19 dicembre dello scorso anno uccidendo 12 persone, era stato ucciso nella notte tra il 22 e il 23 dicembre da due agenti, dopo essere stato fermato per un normale controllo da due agenti a Sesto San Giovanni (Milano), mentre vagava in un piazzale di attesa per bus. Anche il tir che Amri rubò in Germania, uccidendo un autista polacco, era partito da un’altra città del Milanese, Cinisello Balsamo.

Due luoghi, tra l’altro, sia Cinisello Balsamo che Sesto, a forte presenza di comunità islamiche e gli inquirenti e gli investigatori della Digos, dunque, hanno indagato a lungo per capire se Amri, passato per la Lombardia nella sua fuga dopo la strage, avesse una rete di collegamento e appoggi in Lombardia, rete che però non è emersa. Amri fu, in pratica, solo di passaggio in Lombardia. Il tunisino, infatti, come ricostruito, inizialmente quando era in Piemonte avrebbe cercato di comprare un biglietto per Roma per andare a sud, fino in Sicilia (anche se non si sa esattamente dove volesse andare), dove in passato aveva conosciuto due donne (una minorenne, con loro dal settembre 2016 aveva cercato di riallacciare i rapporti). Poi però acquistò un biglietto per Milano e si mosse fino a Sesto per trovare un bus che lo portasse a sud. In Italia era arrivato su un barcone negli anni scorsi ed era rimasto fino all’estate 2015 prima di muoversi dalla Sicilia a Roma fino alla Germania. Gli era già stato vietato di rimanere in Europa e la Tunisia tergiversò quando venne contattata per l’espulsione.

Un altro fascicolo per terrorismo internazionale è stato aperto dalla Procura di Roma nei mesi scorsi perché Amri è risultato essere stato in contatto in passato con persone ad Aprilia (alcuni soggetti in questi mesi sono stati espulsi). Nei mesi scorsi anche la Procura di Monza aveva chiesto l’archiviazione del procedimento sulla morte del killer di Berlino, perché gli agenti che gli spararono si trovarono in una “evidente” condizione di legittima difesa. Gli inquirenti non avevano iscritto nel registro degli indagati i due poliziotti che avevano reagito quando il tunisino aveva estratto una pistola e aveva sparato, ferendo uno degli agenti.

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