La condanna è severa. Sei anni di carcere per Mouner El Aloual, 29enne marocchino arrestato il 24 aprile scorso perché faceva propaganda per l’Isis sul social network Zello, diffondendo materiali ufficiali dello Stato islamico. Il gup di Torino Rosanna La Rosa lo ha condannato oggi, al termine del processo con rito abbreviato, per associazione con finalità di terrorismo e istigazione alla commissione di atti contro i nemici di Daech. Nessuna attenuante gli è stata riconosciuta. Al momento del verdetto El Aoual, detenuto nel carcere di Sassari in regime di massima sicurezza, non era presente in aula.

In tribunale non c’era neanche un rappresentante della famiglia torinese che aveva accolto quel giovane chiamato “Mido” che apparentemente sembrava un bravo ragazzo, ma di nascosto su Internet incitava alla guerra santa contro gli infedeli. I carabinieri del Ros lo hanno monitorato per diversi mesi, documentando le sua attività online dal novembre 2016 fino al momento dell’arresto: su Zello aveva creato il canale “Lo Stato del Califfato islamico” e da lì diffondeva le notizie dell’agenzia Amaaq, legata all’organizzazione terroristica, ma anche materiale per spiegare come condurre attacchi terroristici e preparare ordigni, istigando i “lupi solitari” ad agire contro i nemici: “Lo dovrebbero mettere nello spiedino del kebab e dopo averlo arrostito lo potrebbero dare ai cani”, diceva di un “traditore”. Contro i “miscredenti” scriveva: “Prendiamo una macchina che trita le pietre e triteremo le loro teste”. Diceva di voler far fuori tutti: cristiani, ebrei, perfino i buddisti. E poi pubblicava messaggi e messaggi di esaltazione dei foreign fighters partiti verso la Siria (invitando altri utenti a imitarli) e a sostegno dei lupi solitari autori di attentati come quello compiuto in Ohio il 29 novembre 2016, ai mercatini di Natale a Berlino del 19 dicembre 2016, a Londra il 22 marzo e a Stoccolma il 7 aprile. Nel corso dell’inchiesta i carabinieri non hanno trovato dei contatti diretti con altri uomini vicini allo Stato islamico, fossero foreign fighters, lupi solitari o “rappresentanti” dell’organizzazione, ma soltanto qualche sporadico contatto telefonico con la Turchia. Tutta l’attività di “Mido” avveniva online, sul Zello, da dove era comunque entrato in contatto con decine di seguaci dell’Isis. Questo suo ruolo, però, ha suscitato anche l’interesse dell’Fbi: in estate gli uomini dell’agenzia di investigazione statunitense e due procuratori americani sono arrivati a Torino per interrogare il ragazzo, portato dal carcere di Sassari in Piemonte con l’elicottero.

Stamattina il sostituto procuratore Enrico Arnaldi di Balme aveva chiesto per El Aloual una condanna a cinque anni di carcere riconoscendo le attenuanti generiche per l’atteggiamento avuto dopo l’arresto. Il difensore, l’avvocato Francesco Furnari di Ravenna, che descrive “Mido” con un giovane cresciuto nel disagio e senza prospettive, aveva chiesto invece di riqualificare il reato così da ottenere una pena più bassa. Il gup ha deciso di accogliere l’impostazione della procura senza concedere le attenuanti. “Sicuramente faremo appello”, ha affermato l’avvocato Furnari dopo la lettura del verdetto.

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