Se ne parla da 13 anni. Il ddl sullo Ius soli, che prevede la concessione della cittadinanza ai figli di immigrati nati o cresciuti in Italia, è stato approvato dalla Camera ed è ora all’esame del Senato.

Il cuore della legge
Può diventare cittadino italiano chi è nato in Italia da genitori stranieri, dei quali almeno uno sia in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo. Incrociando le norme, vuol dire che almeno un genitore deve essere in possesso del permesso di soggiorno da almeno 5 anni.

Possibile fino a 20 anni
La dichiarazione della volontà di acquisire la cittadinanza italiana deve essere espressa dai genitori entro il compimento della maggiore età dell’interessato. Qualora il genitore non abbia reso la dichiarazione di volontà, il ragazzo può presentare lui stesso la richiesta di cittadinanza tra i 18 e i 20 anni.

Spazio anche allo ius culturae
Vale per i minori stranieri nati in Italia o che siano arrivati entro i dodici anni: possono acquisire la cittadinanza qualora abbiano frequentato regolarmente un percorso scolastico per almeno cinque anni nel territorio nazionale. Anche in questo caso i genitori devono essere in possesso di un permesso di soggiorno. Nel caso in cui la frequenza riguardi l’istruzione primaria, è necessario che il bambino o la bambina abbiano concluso l’iter scolastico positivamente.

Per i minori stop alla tassa da 200 euro
Se i documenti relativi alla richiesta di cittadinanza riguardano i minori non si è tenuti al pagamento del contributo da 200 euro.

Figli minori di stranieri, maglie più larghe
I figli minori di un genitore che acquisisce la cittadinanza italiana, acquistano anch’essi la cittadinanza anche se non sono conviventi col genitore. Con la legge attuale è necessario che siano invece conviventi.

Informazione ai ragazzi
Gli ufficiali giudiziari, nei 6 mesi che precedono il compimento dei 18 anni, devono comunicare ai residenti di cittadinanza straniera la possibilità di acquisire il diritto di cittadinanza per ius soli o ius culturae. In caso di inadempimento di questo obbligo, il termine di decadenza per la richiesta della cittadinanza viene sospeso.

La giornata per i nuovi cittadini
I Comuni, in collaborazione con gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, sono tenuti a promuovere tra i ragazzi la conoscenza dei diritti e dei doveri legati alla cittadinanza. Prevista anche “una giornata dedicata alla ufficializzazione dei nuovi cittadini”.

Le tappe del provvedimento
E’ da 13 anni anni che in Parlamento si discute di una riforma in materia di cittadinanza. Tra il 2003 e il 2004 la commissione Affari Costituzionali della Camera esamina diverse proposte e elabora un testo unificato che approda in Aula ma viene rimandato in commissione il 16 maggio 2004. Nella XIV legislatura la Camera ci riprova. Se ne riparla a partire dal 3 agosto 2006 con una indagine conoscitiva. Nel gennaio 2008 per il testo sembrerebbe la volta buona dopo una discussione in commissione, ma la legislatura si interrompe e l’iter deve ricominciare da capo. Anche la successiva legislatura mette all’ordine del giorno la questione, ma il 12 gennaio 2010, quando il testo approda in Aula, viene nuovamente rimandato in commissione per approfondimenti. Dal 14 giugno 2012 è partito un nuovo tentativo in commissione con l’esame di alcune proposte. Senza esito. Nell’attuale legislatura, dal 27 giugno del 2013 si riprende l’esame alla Camera, il provvedimento viene approvato a metà ottobre del 2015. Da allora, è in discussione al Senato.

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