Veronica Lario dovrà restituire circa 43 milioni di euro a Silvio Berlusconi. E non riceverà più l’assegno mensile da 1,4 milioni di euro. La Corte d’Appello di Milano ha accolto l’istanza dell’ex premier di applicare la recente sentenza della Cassazione sull’assegno di divorzio in base alla quale conta il criterio dell’autosufficienza economica e non il tenore di vita goduto durante le nozze.

Berlusconi aveva sostenuto che la sua ex moglie è autosufficiente potendo contare su liquidità per 16 milioni, gioielli e società immobiliari. La restituzione decorre dalla data del divorzio che risale al marzo del 2014. A conti fatti, la Lario dovrebbe restituire circa 60 milioni di euro. Ma la somma finale sarà minore. Tra i due, infatti, sono ancora in corso alcuni contenziosi. Lei ha chiesto il pignoramento di 26 milioni di euro (ora bloccati sui conti di Berlusconi) che comprendono una quota, del mancato pagamento da parte di lui di una serie di mensilità dell’assegno stabilito in sede di separazione. Una seconda somma, invece, riguarda alcune mensilità dell’assegno divorzile, ora revocato. La quota finale, quindi, sarà di 43 milioni di euro.

“Questa vicenda con la madre dei miei tre figli mi ha sempre amareggiato ed addolorato – ha dichiarato Berlusconi a Porta a Porta – Ho lasciato tutto in mano ai miei avvocati e sono stato, credo, l’ultimo a saperlo, proprio venendo qui. Non commento, preferisco non commentare in alcun modo”.

Veronica Lario, al secolo Miriam Bartolini, può “contare su un cospicuo patrimonio, oltretutto costituitole integralmente dal marito. Nel corso del quasi ventennale matrimonio ha versato somme alla ex moglie quantificate in 104 milioni lordi di euro“. Così scrive la corte d’Appello di Milano nel provvedimento depositato. “L’attuale condizione non solo di autosufficienza – continua la corte – ma di benessere economico della Bartolini, tale da consentirle un tenore di vita elevatissimo, comporti il venir meno del diritto a percepire un assegno di divorzio”.

La revisione del processo è iniziata dopo che la Suprema Corte lo scorso 10 maggio aveva respinto il ricorso della moglie dell’ex ministro Vittorio Grilli che si era vista respingere la richiesta dell’assegno di divorzio dalla Corte di Appello di Milano nel 2014. Come spiegato nelle motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione, l’assegno di divorzio va concesso solo se il coniuge non è autosufficiente. L’indipendenza economica viene valutata in base a 4 principi: 1) il possesso di redditi di qualsiasi specie; 2) il possesso di cespiti patrimoniali mobiliari ed immobiliari, tenuto conto di tutti gli oneri ‘lato sensu’ imposti e del costo della vita nel luogo di residenza, inteso come dimora abituale, della persona che richiede l’assegno; 3) le capacità e le possibilità effettive di lavoro personale, in relazione alla salute, all’età, al sesso ed al mercato del lavoro indipendente o autonomo; 4) la stabile disponibilità di una casa di abitazione. Secondo la Cassazione, sta all’ex coniuge che richiede l’assegno dimostrare “di non avere i mezzi adeguati e di non poterseli procurare per ragioni obiettive”.

L’ufficialità della separazione era arrivata nel 2012. A stabilirlo era stata una sentenza della nona sezione civile del tribunale di Milano. Inizialmente gli avvocati della Lario avevano richiesto un assegno di 43 milioni di euro l’anno. “Non più di 300mila euro all’anno”, la risposta degli avvocati dell’ex cavaliere. Alla fine, la sentenza fissò la cifra definitiva a 100mila euro al giorno, tre milioni al mese. La cifra venne poi abbassata dal tribunale di Monza a 1,4 milioni di euro. Ora, l’ultimo atto, con il completo annullamento dell’assegno. Anche se molto probabilmente, Veronica Lario presenterà ricorso in Cassazione per quella che dovrebbe essere l’ultima puntata.

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