Ennesima doccia fredda per i risparmiatori truffati di Mps che vedono slittare l’atteso ristoro da parte del governo. Lunedì 30 ottobre avrebbe dovuto iniziare l’offerta di scambio azioni-obbligazioni attraverso la quale il Tesoro si impegna a rilevare le azioni che sono state assegnate ai detentori di bond subordinati Mps in cambio di obbligazioni senior di nuova emissione della banca senese. E invece, come comunica l’istituto stesso, l’offerta non può partire in quanto il ministero del Tesoro – che pure ha già stanziato 1,5 miliardi di euro a servizio dell’operazione – non ha ancora emanato l’apposito decreto. Un ritardo che ha dell’incredibile, dato che il governo si è impegnato formalmente al rimborso degli obbligazionisti, ottenendo anche il via libera di Bruxelles sulle modalità di rimborso.

Che ci potessero essere delle difficoltà lo si era capito alla vigilia del ritorno in Borsa di Montepaschi quando la banca, oltre al comunicato stampa con cui annunciava il via libera della Consob al prospetto informativo, ha diffuso una nota in cui chiariva che il documento d’offerta relativo allo scambio azioni-bond non sarebbe stato pubblicato fino a quando la Consob non avesse ricevuto copia del decreto emanato dal Tesoro. Nella stessa nota l’istituto sottolineava che “ove per qualsivoglia ragione il Mef (Ministero dell’Economia e delle Finanza, ndr) non adotti il predetto decreto o, comunque, non lo pubblichi (ad esito dell’apposizione del visto sullo stesso da parte della Corte dei Conti) in tempo utile per avviare l’offerta e tenere la data di scambio entro il 25 novembre 2017, l’offerta non potrà essere finalizzata e si intenderà decaduta”.

Quella che fino a ieri pareva una remota possibilità, la decadenza dell’offerta, assume oggi tutta un’altra valenza alla luce dei ritardi del Tesoro. Il termine del 25 novembre è perentorio e potrà essere forse prorogato dal decreto stesso, ma modalità e tempistiche dell’operazione sono state concordate con le autorità di vigilanza e con Bruxelles e con ogni probabilità l’iter per ottenere una proroga rischia di essere lungo, senza considerare la figuraccia: com’è possibile che un’operazione studiata per mesi in tutti i dettagli si fermi alla vigilia dell’avvio? Per quale ragione il decreto non è ancora stato emanato? Viene il sospetto che la banca e le autorità italiane, peraltro assistite da prestigiosi advisor (Deloitte e lo studio legale Orrick per il Tesoro, Mediobanca per Mps), abbiano affrontato ancora una volta con improvvisazione e senza curarsi dei dettagli un dossier delicato, guarda caso proprio quello che riguarda i rimborsi ai risparmiatori.

Solo in serata fonti del ministero hanno cercato di gettare acqua sul fuoco spiegando che il decreto dovrebbe essere pronto in un paio di giorni, senza però spiegare le ragioni del ritardo e, anzi, scaricandone la responsabilità sulla banca. Secondo fonti interpellate dall’agenzia Ansa, infatti, il provvedimento sarebbe in corso di preparazione, ma i tempi dipendono “dal flusso delle informazioni che arrivano progressivamente dalla banca”.  Certo è difficile immaginare che un’operazione così rilevante anche sotto il profilo politico possa slittare di mesi, o addirittura saltare, nel bel mezzo di una dura campagna elettorale che si sta già giocando anche sui temi delle crisi bancarie e del risparmio tradito, però questo ritardo è l’ennesima conferma di come, nonostante i proclami, la tutela del risparmio e dei risparmiatori non sia mai davvero entrata nell’agenda del governo.

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