Nel braccio di ferro tra la Catalogna e Madridche ha deciso di indire le elezioni per il 21 dicembre, assumere i poteri della regione e destituire parlamento e governo – si fa strada anche la possibilità dell’arresto del presidente catalano Carles Puigdemont, che domani la procura spagnola potrebbe incriminare per “ribellione”. Un’ipotesi che non è stata confermata da fonti ufficiali, ma che è comparsa sui media spagnoli. E se in un primo momento, stando alle dichiarazioni del ministro belga all’asilo e alla migrazione, Theo Francken, si era fatta strada l’idea che Puigdemont potesse trovare asilo politico in Belgio, a smentire questa ipotesi è il  primo ministro belga Charles Michel secondo il quale questa soluzione “non è assolutamente all’ordine del giorno” del governo.
Il tweet nel quale il ministro Francken si diceva disponibile a dare asilo politico al presidente catalano aveva infuriare il portavoce del Partito popolare spagnolo Esteban Gonzalez Pons, che l’ha bollato come “inaccettabile”. Il premier belga Michel ha quindi esortato Francken a non gettare “benzina sul fuoco” della crisi.

Unionisti in corteo a Barcellona – Intanto, dopo le manifestazioni di ieri a Madrid contro l’indipendenza della Catalogna, 300mila persone – secondo quanto riferito dalla Guardia urbana  – hanno sfilato a Barcellona in un mega corteo organizzato dagli unionisti di Societat Civil Catalana. Gli organizzatori, però, parlano di oltre un milione di partecipanti. Le immagini trasmesse dalle tv spagnole e dai siti web mostrano i manifestanti in piazza con bandiere spagnole e catalane, assieme a grandi bandiere europee. Si va dagli slogan ‘Viva Spagna e viva Catalogna’, fino a ‘Puigdemont in carcere’, ‘Golpisti in prigione’, e ‘Tutti siamo Catalogna’. Presenti molti leader politici, tra cui la ministra della Sanità Dolors Montserrat, il leader del Ppc Xavier García Albiol, il presidente di Ciudadanos Albert Rivera, la leader catalana Ines Arrimadas e il primo segretario del Psc Miquel Iceta. Alla fine della manifestazione prenderanno la parola l’ex ministro del Pp Josep Piqué, l’ex ministro socialista Josep Borrell e l’ex leader del Pce Paco Frutos. Sulla città volano elicotteri, mentre molte zone sono transennate per sicurezza.

Il sondaggio: indipendentisti a rischio – E a preoccupare gli indipendisti è quanto emerge da un di Sigma Dos pubblicato stamane da El Mundo: i partiti che vogliono la secessione dalla Spagna potrebbero perdere la maggioranza assoluta del Parlamento alle elezioni del 21 dicembre, anche se il margine sottile tra le due parti prevede una campagna fortemente combattuta. Il sondaggio è stato realizzato intervistando mille persone tra martedì e giovedì, proprio mentre il governo centrale spagnolo si preparava a prendere il controllo della Catalogna che poi venerdì ha proclamato l’indipendenza. Se le elezioni dovessero tenersi oggi, agli indipendentisti andrebbe il 42,5% dei voti, pari a 61-65 seggi mentre la maggioranza nell’assemblea catalana è di 68. Gli unionisti invece otterrebbero il 43,4% dei seggi. Nelle ultime elezioni del 2015, i separatisti vinsero con il 47,7% dei voti conquistando 72 seggi.

Articolo Precedente

Catalogna, perché la crisi spagnola è più seria della Brexit

next
Articolo Successivo

Spagna: chi è Soraya Saenz de Santamaria, ‘vicerè’ di Catalogna che aspira a prendere il posto di Rajoy

next