C’è anche un po’ d’Italia nel Nobel per la Pace 2017 assegnato all’Ican. “Questo premio è anche un po’ nostro”, spiega a Ilfattoquotidiano.it Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo. “Noi siamo il partner italiano della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, e possiamo dire che il Nobel l’abbiamo vinto anche noi”.

“Ero a New York come delegato lo scorso 7 luglio quando come Ican abbiamo ottenuto un risultato storico: la stipula di un Trattato internazionale per l’abolizione delle armi nucleari”, spiega Vignarca. “Questa iniziativa della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi nucleari (Ican) è nata nel 2012 dal rilancio sul disarmo nucleare che era in stallo. Il tutto è partito come iniziativa umanitaria dove si affermava che le armi nucleari andavano messe al bando perché talmente distruttive, inumane, impossibili da gestire e da prevederne le conseguenze anche a livello militare. Successivamente si è poi deciso di formulare un trattato di abolizione delle armi nucleari che ci ha impegnato negli ultimi due anni, arrivato al compimento con il voto alle Nazioni Unite dello scorso luglio”.

Coincidenza in mezzo alla sorpresa, martedì 10 ottobre era già prevista a Roma la consegna del Premio Colomba d’Oro a Beatrice Fihn, coordinatrice internazionale Ican. La prima uscita mondiale di un premio Nobel sarà così in Italia. “Il premio arriva nel momento perfetto, perché il primo passo era stato fatto, ma ora il Trattato deve essere firmato e ratificato per entrare in vigore”, continua Vignarca.

“Venti giorni fa diversi stati hanno firmato e alcuni, come il Vaticano che l’ha fatto per primo al mondo, l’hanno già ratificato. Il problema di fondo però è che tutte le potenze nucleari e i loro alleati come l’Italia non lo vogliono firmare. Il voto sul Trattato è stato storico: 122 Paesi a favore hanno scritto nero su bianco che le armi nucleari sono illegali e inumane, ma le potenze nucleari di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina, e tutti i loro alleati non hanno nemmeno partecipato alla discussione. Solo i Paesi Bassi sono stati obbligati a partecipare per via di una mozione parlamentare che li obbligava anche se poi il governo olandese ha comunque votato no. Pensate che mentre dentro al palazzo delle Nazioni Unite la società civile che ha creato l’Ican lavorava, fuori in strada c’erano i diplomatici e gli ambasciatori delle potenze nucleari che hanno inscenato addirittura una manifestazione di protesta contro il Trattato”.

Sono 200 le organizzazioni no profit della società civile, come la Rete italiana per il disarmo, che fanno parte della Campagna; mentre tra i 122 Stati che hanno votato sì al Trattato presentato nel luglio 2017 alle Nazioni Unite ci sono soprattutto Paesi vittime delle armi nucleari, o anche solo diventati loro malgrado luoghi in cui si sono svolti test atomici.

Anche l’Italia non è esente dal no al Trattato voluto dall’Ican, come dal richiamo imprevisto degli accademici del Nobel che puntano proprio sull’organizzazione no profit per portare a termine la lotta per il disarmo nucleare mondiale. “Recentemente grazie a diverse mozioni si è discusso del Trattato in Parlamento a Roma, ma tutte le mozioni sono state bocciate dalla maggioranza”, conclude Vignarca. “Per questo abbiamo lanciato la campagna “Italia ripensaci” e speriamo che questo Nobel faccia capire alla politica italiana che non può più nascondersi dietro altri percorsi per mettere le armi nucleari al bando”.

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