Hanno diffuso i fotogrammi che lo riprendevano mentre usciva dal cortile del condominio della Chinatown milanese dopo aver molestato una bambina di 6 anni. Una pratica insolita per la polizia, che per identificare il presunto pedofilo ha ritenuto di affidarsi alle segnalazioni di chi poteva averlo visto. La qualità elevata delle immagini delle telecamere di sorveglianza, d’altronde, non lasciava spazio ad equivoci. E così, 24 ore dopo la diffusione delle foto, il sospetto è stato fermato.

Camminava con un giubbotto marrone in mano, vestito con una maglietta nera a maniche lunghe, jeans e scarpe nere. Alto, le orecchie sporgenti, i capelli biondi rasati e di carnagione chiara, l’uomo potrebbe avere tra i 30 e i 40 anni ed è italiano. È stato fermato ieri sera, 3 ottobre, nel Monzese dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Milano ed è stato portato alla polizia per essere interrogato. Il provvedimento di fermo è stato formalizzato la mattina seguente.

L’episodio al centro delle indagini risale all’11 settembre scorso, quando una bambina di 6 anni di nazionalità cinese era stata avvicinata da uno sconosciuto e trascinata nel cortile di un palazzo di via Bramante, zona Paolo Sarpi, la Chinatown di Milano. Qui l’uomo ha tentato di abusare di lei, ma le grida della piccola e l’intervento dei vicini avevano fatto fuggire l’aggressore. A presentare la denuncia erano stati i genitori della bambina, che hanno fatto partire le indagini coordinate dal pm Gianluca Prisco della Procura di Milano.

Nella giornata di ieri gli investigatori, in accordo con la Procura, hanno diffuso le immagini delle telecamere di sorveglianza presenti nella via in cui si è verificata la violenza, che hanno ripreso il presunto pedofilo. Numerose le segnalazioni arrivate ai due numeri di telefono messi a disposizione appositamente dagli inquirenti, che poi hanno provveduto a fermare il sospetto. La diffusione delle foto del sospetto, giustificata dalla buona qualità dei filmati che ha permesso di essere molto precisi nel riconoscimento, si è scontrata con qualche critica. Il rischio era di avere un centralino intasato di segnalazioni o qualcuno aggredito perché scambiato per il pedofilo ricercato. Il fatto che i fotogrammi siano stati resi pubblici significa anche che l’uomo non è presente nel database delle forze dell’ordine e che questo episodio potrebbe essere l’unico consumato finora.

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