Pena ridotta, ma rimane la condanna per abusi sessuali. Quattro anni, sette mesi e 10 giorni per don Mauro Inzoli, conosciuto come ‘don Mercedes’. Lo hanno deciso nel pomeriggio i giudici della corte d’Appello di Brescia (presidente Enrico Fischetti e giudice relatore Mariapaola Borio). La sentenza pronunciata oggi ha accolto la richiesta del procuratore generale Cristina Bertotti: di qui la riduzione della pena di due mesi, dai 4 anni e 9 mesi stabiliti in primo grado. Il capo carismatico di Comunione e Liberazione era stato condannato per abusi sessuali sui minori (con l’aggravante dell’abuso di autorità) nel giugno del 2016, da gup di Cremona Letizia Platè. I due mesi di riduzione della pena inflitta si spiegano con la prescrizione rispetto a due episodi contestati a don Inzoli.

Della vicenda del prete cremasco ha parlato anche Papa Francesco nel suo affondo sulla pedofilia. “In solo caso, uno solo, in quasi cinque anni – ha detto Bergoglio – c’erano due sentenze su un sacerdote della diocesi di Crema: la sentenza del vescovo era buona, toglieva tutti i ministeri ma non lo stato clericale. Io ero nuovo, non capivo bene queste cose e davanti alle due ho scelto la più benevola”. “Ma dopo due anni lui è ricaduto”, ha concluso il Papa. Sono le parole di Francesco riportate dal sito online di Avvenire. “In realtà il nostro assistito non ha commesso alcun fatto nuovo”, hanno precisato i legali del sacerdote. Don Inzoli era stato ridotto allo stato laicale a maggio ed è stato processato con il rito abbreviato.

Otto sono gli episodi, tra il 2004 e il 2008, che vengono contestati a don Inzoli: violenze sessuali che avrebbe commesso sia nel suo ufficio durante gli esercizi spirituali con i ragazzini, sia nei luoghi di villeggiatura dove Cielle portava i minori in estate: baci, carezze, abbracci, toccamenti nelle parti intime e masturbazioni. Tra le vittime un bambino all’epoca di soli 12 anni, e uno di 13. Questi sono i due episodi più gravi. L’età delle altre vittime è compresa tra i 14 e 16 anni. Quando all’abuso di autorità, la contestazione riguarda il periodo in cui ‘don Mercedes’ ricopriva i ruoli di rettore al liceo linguistico Shakespeare e parroco della chiesa della Santissima Trinità di Crema.

“Negli anni”, scriveva il gup Platè nelle venti pagine di motivazione della condanna di primo grado, “don Inzoli ha approfittato con spregiudicatezza della propria posizione di forza e prestigio per ottenere soddisfazione sessuale, tradendo la fiducia in lui riposta dai giovani nei momenti di confidenza delle proprie problematiche personali ed anche nel corso del sacramento della Confessione, ammantando talora le proprie condotte di significato religioso, così confondendo ulteriormente i giovani”. Il caso don Inzoli era stato al centro di un docu-film, “Dietro l’altare”, andato in onda su la EFFE a luglio. Un’inchiesta costruita su un lavoro di investigazione internazionale realizzato dallo storico britannico John Dickie sul tema degli abusi dei preti pedofili. Un viaggio che ha toccato anche l’Italia.

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