Quando ha messo piede per la prima volta in Italia, 20 anni fa, Bleri aveva appena attraversato il canale di Otranto su un gommone. “Era pieno inverno, le persone si abbracciavano e si lasciavano andare, tristi. Io non capivo bene cosa stesse succedendo. Ci sono volute quattro ore di freddo per arrivare. Siamo scesi dove l’acqua era ancora alta. Correvamo per raggiungere la riva: abbiamo dormito per due notti, per terra, in un bosco. Eravamo in Italia, ma quelle notti eravamo tutti clandestini”. Oggi, dopo studio, lavoro e tanto, tanto sudore, Bleri è diventato uno degli chef più conosciuti nella comunità albanese. Ha vinto un’edizione di Masterchef e sogna di diventare professionista.

Nato a Korça, in Albania, Bleri Dervishi è cresciuto in Italia dopo lo sbarco in Puglia. “Siamo riusciti a raggiungere Fabro, comune di 2mila abitanti in Umbria”, ricorda. Lì, insieme a sua sorella, ha vissuto a casa di amici albanesi: “Eravamo l’unica famiglia ad essere arrivata insieme in Italia. Cercavamo di uscire il meno possibile: c’era la paura di essere fermati e rispediti in Albania”, aggiunge. Poco tempo dopo, Bleri e famiglia si trasferiscono in un paesino di montagna, dove per 7 mesi hanno “dormito in una stalla abbandonata”. Suo padre ha cominciato a lavorare come taglialegna, sua madre come lavapiatti: così, “siamo riusciti a trovare una piccola casa vicino al bosco”. La passione per la ristorazione arriva proprio lì, quando Bleri, a 11 anni, aiutava sua mamma ad asciugare i piatti in un ristorante dietro casa. “Così ho scelto l’istituto alberghiero”, racconta.

Ricordo che quando i miei compagni di classe andavano in gita io ero l’unico a rimanere a casa, perché la mia famiglia non aveva i soldi per mandarmi

Un amore che viene da lontano, quello per la cucina. Ogni mattina, insieme a suo nonno Bleri andava a pascolare le mucche nell’entroterra albanese. “C’era la guerra – ricorda – Partivamo la mattina presto con una borsa per le cose da mangiare, e rientravamo poco prima del tramonto”. Con l’aiuto della nonna, poi, preparavano il pastone per le mucche: “Era il momento della giornata che preferivo”, racconta lo chef. La casa, nell’Albania centro-meridionale, faceva da punto di ritrovo per tutti i pastori che scendevano dalle montagne e tornavano in paese, grazie ad una sorgente purissima che passava proprio lì vicino. “Aiutavo mia nonna in cucina a preparare una zuppa di pane, pomodoro, formaggio e cetriolo. Quello, per me, è l’odore dell’Albania, della generosità della sua gente, che ti offre tutto anche se non ha niente”.

Col tempo le cose sono migliorate. Per Bleri la passione si è trasformata in lavoro. Con un’esperienza, ad esempio, in Spagna, con la pasticceria Azurmendi Gastrónomico di Eneko Atxa, tre stelle Michelin. O con la partecipazione a Masterchef, culminata in una vittoria sorprendente. La vita in Italia non è stata semplice per Bleri. È vero, quando sono arrivati i documenti e i permessi di soggiorno è andato via il terrore di essere rispediti in Albania. “Ricordo che quando i miei compagni di classe andavano in gita – racconta – io ero l’unico a rimanere a casa, perché la mia famiglia non aveva i soldi per mandarmi”. Bleri si è impegnato: ha giocato nella squadra di calcio giovanile, prima a Fabro, poi a Chiusi. La cucina di un ristorante l’ha vista per la prima volta grazie al signor Mario, proprietario del locale dove sua mamma lavorava. “Andavo a curiosare ogni giorno appena sceso dall’autobus che mi riaccompagnava a casa da scuola – ricorda con un sorriso –. Era il momento che aspettavo: lì ero felice”. Bleri accompagna il signor Mario a fare la spesa, lo vede cucinare, tagliare la carne, indossare il grembiule e il cappello. “Sì, davo fastidio a tutti in cucina, ma la mia passione era fortissima”.

Io sono albanese e figlio dell’Albania. Il mio Paese mi ha insegnato a sognare l’America, una terra lontana, un luogo magico dove tutto è possibile

Per il giovane chef l’Italia è diventata così una nuova casa. Bleri torna in Albania due volte l’anno, magari per salutare un parente: “Io sono albanese e figlio dell’Albania – risponde – Il mio Paese mi ha insegnato a sognare l’America, una terra lontana, un luogo magico dove tutto è possibile. Non avrei mai immaginato che in America ci sarei cresciuto, attraversando il mare quando avevo tre anni. L’America per gli albanesi dista solo 300 chilometri. Si chiama Italia. E l’Italia, ora, è casa mia”.

Dopo 20 anni Bleri ha finalmente avverato il suo sogno. Ma non si ferma qui. Oggi è capo chef di Monaci delle Terre Nere, rinomata tenuta siciliana ai piedi dell’Etna. “Voglio continuare a migliorare – conclude – Creare qualcosa di originale, unico. Seguire quello che ha fatto Massimo Bottura in Italia. Insomma – sorride – Voglio diventare il migliore al mondo”.

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