Poste italiane ha chiuso il primo semestre 2017 con un utile netto di 510 milioni contro i 565 dello stesso periodo del 2016. Colpa, tra l’altro della svalutazione dell’investimento in Alitalia, finita nel frattempo in amministrazione straordinaria: il valore di bilancio delle obbligazioni convertibili emesse da Midco (la scatola che detiene il 51% della compagnia) sottoscritte nel dicembre 2014 è stato rettificato di 82 milioni di euro. In più sono stati accantonati 100 milioni di euro a fondi per rischi e oneri per far fronte alla perdita di valore dei fondi immobiliari collocati tra la fine degli anni ‘90 e l’ inizio dei Duemila.

I ricavi si sono attestati a 18 miliardi di euro (+2% sullo stesso periodo 2016) e il risultato operativo a 847 milioni (+0,5%). Al netto delle partite straordinarie l’utile operativo sarebbe stato pari a 912 milioni di euro (+26%). Nel primo semestre del 2016, ha infatti ricordato il nuovo ad Matteo Del Fante, Poste “aveva beneficiato di una plusvalenza positiva” per la cessione di della quota in Visa Europe mentre quest’anno il gruppo “ha messo a bilancio alcuni accantonamenti”.

La consegna di lettere e raccomandate, confermando un trend di lungo periodo, conta sempre meno per il gruppo pubblico sbarcato in Borsa nel 2015. Il comparto assicurativo e del risparmio gestito ha contribuito infatti con 13,3 miliardi di ricavi totali, in aumento del 3,3%. Stabile il comparto finanziario che ha registrato ricavi per 2,8 miliardi (+0,4%), mentre è risultato in flessione quello dei Servizi postali e commerciali con ricavi pari a 1.812 milioni (-3,8%), “penalizzato dalla fisiologica riduzione dei volumi sulla corrispondenza”, come recita il comunicato aziendale. In crescita però i ricavi del comparto Corriere espresso, Logistica e Pacchi, pari a 342 milioni, in aumento del 8,9% rispetto allo stesso periodo del 2016.

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