Possono gli operai votare per lo stesso partito dei padroni? Un paio di secoli di storia post industriale dicono di no. Gli ultimi vent’anni di bipolarismo italiano suggeriscono invece la risposta opposta. Qualcuno, però, sembra voler invertire la tendenza. Se Sergio Marchionne ha annunciato più volte l’intenzione di voler votare per Matteo Renzi, ecco che oggi una pattuglia di suoi dipendenti scaricano, nel vero senso della parola, il Pd.  A meno di un anno dalla sua nascita, infatti, il circolo dem dello stabilimento Fca di Pomigliano d’Arco perde il segretario e rischia di dire addio ai suoi circa 35 iscritti.

L’annuncio l’ha fatto Gerardo Giannone, segretario del circolo di fabbrica, che spiegato di non avere intenzione di rinnoverà la tessera del partito. Lascerà quindi la segreteria di quella che era l’unica sezione politica nello stabilimento automobilistico campano. L’addio arriva a meno di un anno dalla costituzione del circolo stesso, che da settembre 2016 aveva raccolto alcune decine di iscrizioni tra le tute blu, quasi tutte pronte a seguire Giannone nel dire addio al Partito democratico. “Non ci sentiamo più rappresentati – ha detto il leader degli operai – abbiamo rincorso questo Pd, abbiamo sognato che mettesse al centro dei propri obiettivi la classe operaia. Ma così non è stato, allora lascio, e con me verranno via anche gli altri operai iscritti al circolo stesso”.

Il bello è che Giannone  e suoi non si ritireranno certo dalla vita politica. Al contrario sono pronti ad aderire ad Articolo 1 Mdp, il movimento nato dalla scissione di Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza e Massimo D’Alema. Da settembre, quindi, l’unica organizzazione politica attiva tra gli operai della Fca di Pomigliano potrebbe diventare un avamposto degli scissionisti anti Renzi, il leader caro all’ad Marchionne. Come dire: D’Alema non è proprio la lotta di classe, ma è meglio di niente.

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