Otto italiani su dieci vorrebbero che il Paese fosse guidato da un “Uomo forte”, secondo un recente sondaggio di Ilvo Diamanti, e la percentuale mostra una netta crescita negli ultimi anni. Così Fq MillenniuM, il mensile dell’Editoriale il Fatto diretto da Peter Gomez, in edicola sabato 10 giugno, dedica il secondo numero al tema “A chi piace l’uomo forte”, con inchieste, reportage e interviste su Putin, Trump, Erdogan… e sulle ragioni del loro successo. In cui la propaganda gioca un ruolo importante, anche se non esclusivo (come spiega lo scrittore Alessandro Robecchi, che descrive i sintomi di “uomofortismo” che possono annidarsi anche nei più sinceri democratici).

L’Uomo forte si nutre innanzitutto di propaganda: grazie alle interviste con diversi infiltrati, FQ Millennium è riuscito a entrare negli uffici che ogni giorno inondano internet, in Russia e nel mondo, Italia compresa, delle sole notizie gradite al Cremlino, o che mettano in cattiva luce i suoi avversari interni ed esterni, o di vere e proprie fake news. Come il soldato americano che spara contro un Corano, ma poi si rivela essere un barista di San Pietroburgo arruolato per girare il video-patacca da diffondere sul web. Uno dei tanti casi citati nelle inchieste di FQ MillenniuM. Del resto, il Parlamento europeo ha bollato RT e Sputnik, presenti anche in Italia, come strumenti attraverso i quali il governo russo “sfida i valori democratici” per “dividere l’Europa”.

Illuminante un video, scovato e tradotto da FQ MillenniuM, in cui si vedono i vertici di RT (ex Russia Today) mentre illustrano a Putin il rating dei loro blog in diversi Paesi stranieri. Il video, pubblicato ieri da ilfattoquotidiano.it, ha suscitato oltre 200 commenti. In larghissima maggioranza pro Cremlino e spesso farciti di insulti per Il Fatto. L’obiezione principale? “Tutte le testate fanno propaganda”. Ammesso che sia vero, non risulta che Il Fatto, Il Corriere della Sera, Rai, Mediaset… puntino a essere le testate online più lette in Kirghizistan o in Germania. E, men che meno, che se ne vantino con il presidente della Repubblica.

Oltre alle inchieste sulla macchina della propaganda, l’alfabeto putiniano è illustrato da un inviato di lungo corso, Leonardo Coen, mentre la dura vita del dissidente, braccato dai servizi kazaki amici di Mosca, è raccontata da Muxtar Ablyazov, noto in Italia come marito di Alma Shalabayeva. Il reportage narrativo di Roberto Festa ci conduce invece ad Allentown, Pennsylvania, nella Rust Belt americana falcidiata dalla disoccupazione e dall’eroina, sparita dai radar della grande informazione e determinante nella vittoria di Trump.

Ma l’Uomo Forte è anche una pulsione che può albergare in tutti noi , anche se sinceri democratici, come narra lo scrittore Alessandro Robecchi, che per il mensile del Fatto passa in rassegna ogni piccolo indizio di “uomofortismo”. E’ così che poi nascono i populismi, da cui l’Italia è tutt’altro che immune, spiega in una lunga intervista il politologo Marco Revelli, figlio del partigiano Nuto. Naturalmente non c’è bisogno di essere uomini per essere forti, basta leggere quanto racconta Ilaria D’Amico, giornalista che ha tenuto testa a Gheddafi, Berlusconi e al maschilissimo mondo del calcio. Fino agli inviati Nanni Delbecchi e Antonio Armano, che insieme al grande fotografo Marcello Bonfanti si sono sottoposti alle pesanti attenzioni della nota mistress torinese Kelly. Per descrivere dal vivo che cosa si prova a essere, una volta tanto, “giornalisti al guinzaglio”. O a essere esposti alla “gogna”, non solo mediatica.

Tra le firme del secondo numero di Fq MillenniuM:
articoli di Alessandro Robecchi, Leonardo Coen, Anna Lesnevskaya, Stefano Citati, Roberto Festa, Antonio Massari, Thomas Mackinson

Rubriche di Roberto Casalini, Aldo Giannuli, Peter Gomez, Luca Mercalli, Renata Molho, Antonio Padellaro, Amalia Signorelli, Marco Travaglio.

Sabato 10 giugno in edicola a 3,50€ + il prezzo del quotidiano. Dall’11 giugno solo FQ MillenniuM a 5€.

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