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Lavoro, nel primo trimestre -92% di nuovi contratti stabili rispetto allo stesso periodo del 2015 (con gli sgravi)

Attivazioni e trasformazioni sono state 398.866, ma sottraendo le cessazioni restano 17.500 rapporti di lavoro aggiuntivi. Contro i 214.765 nuovi contratti "netti" attivati nel primo anno di decontribuzione totale voluta dal governo Renzi. Salgono poi del 14,4%, a oltre 18mila, i licenziamenti per giusta causa. A marzo +12% le domande di disoccupazione
Lavoro, nel primo trimestre -92% di nuovi contratti stabili rispetto allo stesso periodo del 2015 (con gli sgravi)
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Finiti gli sgravi contributivi, crollano i nuovi contratti a tempo indeterminato. La tendenza, emersa già lo scorso anno, è conclamata nei dati dell’Osservatorio Inps sul precariato relativi ai primi tre mesi del 2017, anno in cui gli incentivi alle assunzioni voluti da Matteo Renzi si sono azzerati. Nel primo trimestre i nuovi contratti stabili, incluse le trasformazioni da apprendistato o da contratti a termine, sono stati 398.866, ma il saldo tra i nuovi posti e le cessazioni di contratti stabili è stato di 17.537 contro i 41.731 dello stesso periodo dello scorso anno, quando gli sgravi c’erano ancora pur se in forma ridotta, e i 214.765 nuovi contratti “netti” (612.158 attivazioni meno 397.393 cessazioni) attivati nel primo trimestre 2015. Un crollo del 91,8 per cento. Finiti gli incentivi, insomma, le imprese hanno invertito la rotta tornando ad orientarsi sui contratti a termine, esattamente come prima del Jobs Act e della legge di Stabilità per il 2016.

Nel periodo preso in esame le assunzioni fatte dai datori di lavoro privati sono risultate 1.439.000, in aumento del 9,6% rispetto a gennaio-marzo 2016. Ma il maggior contributo è dovuto alle assunzioni di apprendisti (+29,5%) e a quelle a tempo determinato (+16,5%), mentre sono diminuite quelle a tempo indeterminato (-7,6%). Significativa anche la crescita dei contratti di somministrazione (+14,4%). Le cessazioni nel complesso sono state 1.117.000, in aumento rispetto all’anno precedente (+6,6%). A crescere sono le cessazioni di rapporti a termine (+12,5%), mentre quelle di rapporti a tempo indeterminato sono leggermente in diminuzione (-2,1%).

L’osservatorio rileva anche che nei primi tre mesi dell’anno le aziende italiane hanno intimato 143.225 licenziamenti, con un aumento del 2,8% sullo stesso periodo del 2016. Ma se si guarda ai licenziamenti per giusta causa, quelli sui quali è intervenuto il Jobs Act di fatto cancellando il reintegro in azienda in caso di allontanamento illegittimo nelle aziende oltre i 15 dipendenti, l’aumento è stato del 14,4%, da 16.004 a 18.349. Rispetto al 2015, quando i licenziamenti disciplinari furono 12.705, l’aumento è stato del 44,39%. Nelle aziende con oltre 15 dipendenti i licenziamenti per motivi disciplinari (giusta causa o giustificato motivo soggettivo) tra gennaio e marzo 2017 sono stati 8.758 a fronte dei 6.545 dello stesso periodo 2016 (+29,3%) e dei 5.027 dei primi tre mesi 2015 (+68,45%).

Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, a marzo sono state presentate 111.334 domande di disoccupazione, in crescita del 12% rispetto alle 99.435 domande dello stesso mese dello scorso anno. Sono state presentate 15 domande di Aspi, 4 di mini Aspi e 109.823 domande di Naspi. Nello stesso mese sono state inoltrate 353 domande di disoccupazione e 1.139 domande di mobilità.

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