Non solo ‘ndrangheta e affari d’oro per la malavita. In Calabria esiste un’accoglienza che diventa un modello da imitare. Ci troviamo a Sant’Alessio in Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria, un paese che conta circa 300 abitanti e ha partecipato nelle settimane scorse al Forum mondiale della pace che si è tenuto a Madrid dove il sindaco, Stefano Calabrò, ha avuto l’occasione di far conoscere il modello “sostenibile” di accoglienza dei migranti che la sua amministrazione sta portando avanti dal 2013.

“Il progetto Sprar è parte integrante di questo paese – dice Calabrò – per cui i cittadini che arrivano non devono sentirsi diversi dai residenti a Sant’Alessio. Ne abbiamo visti passare più di 50 migranti a Sant’Alessio e, per ogni singola persona c’è un progetto personalizzato di integrazione. Abbiamo avuto anche una ricaduta occupazionale sul territorio. Su 15 dipendenti, sei sono di qui. Si crea una microeconomia all’interno del centro abitato. Non è l’unico strumento di contrasto allo spopolamento dei piccoli centri. Ma è uno degli strumenti”.

“Il segreto è questo – spiega il responsabile del progetto Sprar -, cercare di incrociare le risorse del Comune, le esigenze dei migranti e quelle del territorio. La mattina i migranti sono impegnati nei tirocini e nel pomeriggio ci sono i corsi di alfabetizzazione, indispensabili per inserirsi nella nostra realtà. Pensa che un ragazzo egiziano, dopo il tirocinio formativo, è stato assunto da un’azienda come tecnico informatico e oggi fa consulenze pure per il nostro Comune”.

“Non possiamo dimenticarci che siamo un popolo di migranti – conclude il sindaco Calabrò -. Oggi dobbiamo dare aiuto a chi chiede aiuto. Mi vengono i brividi quando sento parlare di ruspe e di muri

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