I sostenitori di Andrea Orlando li contestano, quelli di Michele Emiliano li confermano, così come fanno pure i renziani con un piccola postilla: per i dati ufficiali delle quinte primarie della storia del Partito democratico bisognerà aspettare mercoledì 3 maggio, quando dalla chiusura dei seggi saranno passate quasi 72 ore. C’è anche una coda polemica day after del voto che ha di nuovo incoronato Matteo Renzi al vertice del Nazareno

Di proteste formali per il momento non ce ne sono, ma dal fronte che ha sostenuto la candidatura del ministro della Giustizia continua a trapelare nervosismo. Il motivo?  Il modo in cui i renziani del partito hanno gestito il flusso e la comunicazione dei dati. Ma anche i singoli numeri delle primarie diffusi dal sito del Pd. A raccontare dei maldipancia degli esponenti della mozione Orlando è un retroscena pubblicato dal Corriere della Sera: per gli orlandiani l’affluenza sarebbe molto inferiore ai due milioni di elettori subito festeggiati dal fronte renziano come un successo dell’ex premier. Non ci sono numeri ufficiali ma per i sostenitori del guardasigilli alle primarie si sarebbero recati tra “il milione e 600 mila e il milione e 800 mila elettori”: e dunque una cifra inferiore anche al milione e 848.658, poi comunicato come dato ufficiale. 

Per arrivare a quella cifra, fanno sapere sempre dal fronte orlandiano, ci sarebbe stato una sorta di “accordo tra le parti” a livello locale e quindi nazionale. Una sorta di controprova sarebbe rappresentata dall’affluenza che è colata a picco nelle regioni storicamente rosse. In Toscana, per esempio, si è superata di poco quota 210mila, mentre nel 2013 si era toccata la soglia dei 393mila. L’Emilia Romagna – dove il governatore Pd era stato eletto con la deprimente affluenza del 35% – fu una delle zone in cui Renzi aveva fatto il pieno già nel 2013 e il calo è del tutto analogo alla Toscana: si è passati dai 405mila elettori delle primarie 2013 ai 216mila di domenica scorsa.

Poi c’è la questione delle percentuali. Già nel tardo pomeriggio dell’uno maggio – e quindi 24 ore dopo la chiusura dei saggi – dal comitato Orlando avevano diffuso dati diversi rispetto a quelli ufficiali pubblicati nello stesso momento sul sito del partito: Renzi sarebbe al 68%, e non quindi al 70, il guardasigilli al 22,2%, e  non al 19,5,  Michele Emiliano al 9,8%, e non al 10,5. A confrontare i numeri, dunque, per i sostenitori del ministro ci sarebbe stato un “ritocchino al rialzo” nella percentuale riconosciuta al vecchio-nuovo segretario, mentre Orlando è stato inchiodato sotto la soglia psicologica del 20%.

“I dati comunicati dall’organizzazione Pd sono ufficiosi e non ufficiali. È infatti in corso in queste ore la verifica di tutti i verbali. Nell’attesa del responso della commissione congressuale e della certificazione del voto, siamo in grado di poter affermare che la mozione Orlando ha ottenuto un risultato superiore al 22 % e che il lavoro messo in campo in questi mesi, che ha visto il coinvolgimento di tanti elettori e militanti del Pd e del centrosinistra, continuerà con lo stesso spirito e lo stesso entusiasmo di questa campagna congressuale”, aveva dichiarato Marco Saracino, portavoce del Comitato del ministro della giustizia, già nel primo pomeriggio di ieri.”Hanno voluto a tutti i costi che Renzi fosse sopra al 70 e per ottenere questo numero hanno tolto qualcosa agli altri candidati”, continuano a lamentarsi dal comitato di Orlando.

Le obiezioni dei sostenitori del guardasigilli, però, non trovano sostegno dalle parti della mozione Emiliano.  “I dati definitivi sono pressoché identici a quelli raccolti dai nostri volontari già nella notte di domenica. Dai dati in nostro possesso al massimo – spiegano – può variare in negativo di qualche decimale la mozione Orlando, forse a loro mancano i risultati delle regioni meridionali, dove si piazzano saldamente al terzo posto“, assicurano i sostenitori del governatore pugliese.

Confermano ovviamente i numeri diffusi sul sito del Pd anche i renziani, che però invitano ad aspettare ancora per avere finalmente le cifre ufficiali. “Domani la commissione Congresso darà i dati definitivi ma i dati forniti ieri dall’Organizzazione sono sulla base dei dati provenienti dalle federazioni provinciali e mi sembrano abbastanza attendibili, le variazioni potranno essere di pochissimi decimali. Eviterei polemiche sui dati raccolti”, dice il vicesegretario Lorenzo Guerini. Al momento, in ogni caso, alla commissione Congresso non è ancora giunta alcuna protesta ufficiale da parte della mozione Orlando. Potrebbe arrivare domani, dopo la diffusione dei dati ufficiali. Solo a quel punto si saprà con certezza il numero dei votanti alle primarie del Pd: sono più di un milione e 800 mila? Sono di meno? E se sì di quanto?

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