Pochi sanno che il Pd oltre ad annunciare Bob, una piattaforma online per la democrazia diretta come quella del M5S, ha lanciato da pochi giorni un blog che, come quello di Beppe Grillo, ospita i post di vari parlamentari del partito, In Cammino, che si aggiunge a quello personale di Renzi. Perché questo proliferare di blog e l’idea di creare una piattaforma per la partecipazione online? E’ stato lo stesso Renzi a spiegarlo al Lingotto il 10 marzo: “Non dobbiamo lasciare il web a chi fa business e soldi con gli ideali degli altri”, riferendosi alla Casaleggio Associati. Ma niente di tutto questo funzionerà, perché non è così che si crea una community online. Come se ne costruisce una, e dove sbaglia il Pd?

Potrei rispondere, andando oltre la politica, con l’esempio di Frank MerendaMerenda è un imprenditore e formatore in tecniche per acquisire clienti, principalmente online ma non solo, che partendo da un blog è stato capace di raccogliere attorno a sé centinaia di migliaia di piccoli imprenditori e liberi professionisti. Ha gruppi e pagine Facebook molto seguiti e partecipati per i vari eventi che organizza e una folta mailing list che cura con contenuti quotidiani.

Ho incontrato Frank pochi giorni fa, perché mi ha invitato ad un suo evento a Roma per scambiare due chiacchiere dal vivo e conoscerci di persona, visto che ci leggiamo a vicenda. Nel suo tour, dal titolo provocatorio “Acquisire clienti fa schifo”, illustra una serie di tecniche di marketing che ogni piccolo imprenditore e libero professionista può attuare da subito per aumentare i propri contatti. Una serata molto interessante, con concetti che lui stesso ha introdotto in Italia. Vi consiglio di andare ad ascoltarlo se lavorate in proprio o se siete appassionati di marketing (qui potete richiedere le date).

Data la poca conoscenza che c’è in Italia delle strategie per costruire una community online – come detto soprattutto in politica – quando ci siamo visti ho chiesto a Frank di parlare proprio di questo: cosa deve fare un partito o movimento per creare una community online. E, aggiungo io, perché il Pd non ci riesce nonostante i tentativi.

Focus. La prima cosa da fare secondo Frank Merenda è quella di concentrarsi su un solo argomento e di essere il primo o il più noto a parlarne.

Un blog deve parlare di un solo tema. Deve essere riconosciuto per quello. Solo dopo che tutti lo conoscono per quel tema, e solo secondariamente, può parlare anche di altro. Se chiedessi di cosa parla il blog di Grillo, tutti risponderebbero: delle malefatte della Casta. Quindi dei politici disonesti, delle banche disoneste, e così via. Le persone lo seguono per informarsi delle bugie che gli vengono propinate da qualcuno che vuole ingannarli.

Matteo Salvini, un altro che è stato in grado di creare una grande community attiva sul web, di cosa parla? Di immigrazione. Sul blog e sui social parla dell’immigrato che ruba in casa e del diritto di difendersi da esso, dell’immigrato che sbarca per colpa dell’Europa, dell’immigrato che causa degrado, e così via. Un tema, trattato sotto molti aspetti.

E Renzi, di cosa parla? Pensateci. Non vi viene niente in mente? Questo il motivo per cui non riesce a costruire una community. Perché non riesce a trovare un tema? La risposta me l’ha data Frank con il secondo punto.

Polarizzazione. Bisogna avere opinioni forti, nette. Nessuna mezza misura, oppure non si creerà dibattito. Vale nel marketing (come vi ho accennato dopo gli Oscar) e vale nella politica.

Chi vuole parlare a tutti non potrà mai riunire persone attorno ad un’idea stimolando un dibattito. Se sei un democristiano moderno, quindi uno che non scontenta nessuno, con posizioni da equilibrista, non porterai mai nessuno a seguire un blog o ad interagire su una pagina Facebook. Per questo il Pd (e anche Forza Italia) che rappresenta oggi un partito di centro, non riesce ad animare la sua community.

Il Pd dovrebbe mostrarsi, per esempio, fermamente europeista. Questo porterebbe al dibattito con gli antieuropeisti. Ma se regolarmente il Pd attacca l’Europa non facendo capire da che parte sta realmente vuole parlare a tutti e quindi non genera questo effetto. A dimostrazione di questo, l’unico che nel Pd riuscì a mettere in piedi per breve tempo una community online, Francesco Nicodemo (poi spostato a Palazzo Chigi), aveva impostato una comunicazione dalle dichiarazioni nette, dalle prese di posizioni forti. E non bisogna temere di avere haters o troll, anzi, bisogna preoccuparsi del contrario.

Aggiungo un ultimo punto riferito a Bob, la piattaforma per la democrazia diretta annunciata dal Pd. La partecipazione attiva è la fine di un percorso di costruzione della community, non l’inizio. Il cittadino partecipa agli eventi dal vivo e alle votazioni online del partito perché segue da tempo il suo blog e le pagine Facebook o i gruppi, e ormai si sente legato al progetto. Un percorso lungo che richiede un’idea univoca alla quale venire associati automaticamente, il contrario del copiare i temi e le idee degli altri; un percorso che richiede quella pazienza che solo la passione per un tema in cui credi fortemente può darti, il contrario del voler creare una community solo per “non lasciare il web in mano” alla Casaleggio.

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