di Anna Maria Giannini*

Genera sconcerto quanto è successo a Vasto: una giovane donna, Roberta Smargiassi, perde la vita sulla strada. Il marito, Fabio di Lello, dopo sette mesi, uccide a colpi di pistola l’uomo, il 22enne Italo D’Elisa, che a bordo di un’auto aveva investito lo scooter su cui viaggiava la moglie. Infine Di Lello, prima di costituirsi, lascia la pistola sulla tomba di Roberta.

Le vite di molte persone sono state irrimediabilmente sconvolte da quanto è accaduto. Una vicenda molto complessa in cui il dolore è il tema centrale. Le dinamiche che si attivano nei casi di gravissimi incidenti sono molte e a elevatissima intensità emotiva. Perdere un proprio caro in circostanze improvvise genera un altissimo impatto a potenziale traumatico e mette le cosiddette “vittime secondarie” o “indirette” in condizioni di dover elaborare una perdita che presenta le caratteristiche di essere, oltre che inattesa, ingiusta e causata dal comportamento di qualcuno. Le conseguenze di eventi a potenziale traumatico sono molte e dipendono dalle possibilità che la vittima indiretta ha di costruire una propria elaborazione della perdita: si tratta di un percorso molto difficile e doloroso.

Il trauma che si genera comporta reazioni di vario genere che vanno dalla disperazione, al senso di vuoto, alla rabbia, al rifiuto di continuare a vivere. Chi attraversa queste esperienze di profondo dolore non può essere lasciato solo; i bisogni espressi devono trovare riconoscimento e accoglienza; le emozioni forti che si sprigionano devono trovare luoghi di espressione. Ogni persona ha le sue modalità per trovare un percorso che è individuale e che deve essere reperito per poter continuare a vivere una vita che non sarà più quella di prima della tragedia, ma che deve proseguire con forme di convivenza con il dolore e di adattamento alla perdita.

Questo difficile percorso individuale può essere aiutato dalle persone vicine, da esperti se si rende necessario, e non deve essere ostacolato da forme di vittimizzazione secondaria: cioè dal trattamento insensibile verso le condizioni di chi soffre o dal non riconoscimento del dolore oppure ancora dall’assenza di rispetto per la memoria della persona morta.

Fra i primi desideri che vengono espressi vi è quello di sapere cosa accadrà e di ricevere giustizia. Il fatto che venga stabilita la dinamica che ha portato alla morte di un proprio caro e che possano essere individuati i responsabili diviene un aspetto molto rilevante. Fondamentale per la possibilità di procedere nella elaborazione del lutto e non rimanere ancorati alla percezione insopportabile che, mentre il proprio caro ha visto la propria vita distrutta e così anche la sua famiglia e i suoi amici, resti impunito chi, con il suo irresponsabile comportamento, ha dato origine a tutto questo. Non si tratta di un meccanismo compensatorio: nulla riporterà la vita a chi l’ha persa, bensì di un passo che restituisce a chi soffre il riconoscimento del proprio dolore. Una risposta importante anche sul piano simbolico.

In molti casi, il trauma genera comportamenti e reazioni difficili da capire ma comprensibili alla luce di una interpretazione psicologica che tenga conto di come la mente organizza le sue possibilità di difesa psichica. E’ importante dunque assicurare sostegno. Il pronto soccorso psicologico è una tecnica focalizzata sulla rilevazione di bisogni e sulla facilitazione di espressione e canalizzazione delle emozioni. Lo psicologo facendo anche riferimento alla rete sociale della persona, evidenzia le strategie costruttive e aiuta nella prevenzione del manifestarsi di aspetti etero o autodistruttivi. Non dimentichiamo infatti il rischio di condotte suicidiarie in chi non riesce a convivere con un dolore devastante.

La psicologia ha dato diversi contributi allo studio scientifico delle reazioni ai traumi e in particolare ai traumi da morti sulle strade. Si è evidenziato quanto gli ostacoli all’elaborazione del lutto generino addirittura forme di disturbi e quadri patologici come il disturbo post traumatico da stress o forme di depressione anche grave. E’ di particolare importanza non sottovalutare le condizioni di chi è esposto ad impatti traumatici ed è fondamentale porre in essere azioni di aiuto e sostegno adeguati e coerenti con una attenta valutazione delle condizioni psichiche.

L’episodio di Vasto ci mostra in tutta la tragica evidenza quanto sia importante non lasciare solo chi soffre, quanto sia imprescindibile garantire quelle risposte che possano incontrare i bisogni e attenuare lo stato di disperazione. Non ultima: la necessità di una prevenzione adeguata perché non si debba più constatare le gravissime conseguenze delle morti sulla strada. Accanto a una giustizia che possa dare risposte tempestive e accurate.

*Psicologa e psicoterapeuta

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