Il mondo FQ

Il disastro di Viareggio e le altre stragi di nessuno. “Lo Stato ci ignora, le tv spariscono: combattiamo noi per tutti” - 5/8

Oggi la sentenza per l’incidente ferroviario del 2009 in Versilia: "Ma il governo non è parte civile e la stampa è comparsa". A portare il peso della richiesta di verità i soli familiari. Come per tanti altri casi: da Ustica alla Terra dei Fuochi fino al terremoto dell'Aquila. Ilfatto.it ha raccolto il racconto dei parenti delle vittime, gli unici a battersi per chiedere giustizia e, di conseguenza, rinnovare almeno un po' il senso civico
Il disastro di Viareggio e le altre stragi di nessuno. “Lo Stato ci ignora, le tv spariscono: combattiamo noi per tutti” - 5/8
Icona dei commenti Commenti

Viareggio, la figlia di tutte le stragi: “Ora camminiamo tutti insieme”

Per questo, ad ascoltare la lettura della sentenza sulla strage di Viareggio, oggi, al polo fieristico di Lucca, ci saranno anche Loris e Antonio. Sanno che i parenti delle vittime delle stragi hanno spesso sensazioni simili. Si sentono abbandonati, ignorati dallo Stato, emarginati dai giornali e dalle tv. Per questo sono solidali tra loro, si tengono per mano, organizzano cortei, tengono uno lo striscione dell’altro. “Essere con noi non vuol dire piangere – spiega Marco Piagentini, superstite della strage di Viareggio – perché il dolore non si può condividere. Significa camminare insieme. La solidarietà è la cosa più importante e si esprime solamente con la presenza”.

Ed è quella moneta, più preziosa dei risarcimenti delle assicurazioni, che è mancata quasi sempre in questi 8 anni. “La stampa nazionale, salvo i momenti cruciali del processo, ci ha lasciato soli – racconta Piagentini che per il disastro di Viareggio ha perso la moglie e due figli – Così come lo Stato, che non si è costituito parte civile. A Viareggio delle persone sono state uccise barbaramente, anche bambini, i miei, per un profitto. Ora troviamo le responsabilità, per dare un esempio positivo”. Marco vuole un mondo migliore. Non è un caso che l’associazione che guida e che riunisce i familiari si chiami Il Mondo che Vorrei. L’ha fondata Daniela Rombi, che nel disastro ferroviario ha perso la figlia Emanuela, 21 anni. “Non possiamo veder svanire tra un mese due reati importantissimi come l’incendio e le lesioni, per la prescrizione – dice – Dopo il primo grado la prescrizione deve fermarsi, sennò viene meno la certezza della pena. Mi sono stufata di sentirmi dire ‘eh, ma siamo in Italia’. Se c’è qualcosa che non va, bisogna cambiarlo”.

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione